ARRIVA IL LOCKDOWN PROGRESSIVO

ARRIVA IL LOCKDOWN PROGRESSIVO

Stefano Puzzer, il Brancaleone dei portuali, chiede al ministro agricolo Patuanelli di ritirare il greenpass, di rinunciare al ricatto vaccinale: il governo risponde con l’obbligo di terza dose e l’idea di tenere reclusi i non vaccinati. Che resta da capire? Forse una sola cosa, che il lockdown per i restii è solo un inizio, la strategia è chiara ed è quella dei piccoli passi. Non potendo annunciare un coprifuoco generale proprio quando le piazze sono in bollore, si procede per gradi: prima i non vaccinati, poi i ritardatari, quindi i refrattari alla terza dose, seguiti dai vaccinati ma positivi, infine tutti. Dai partiti ovviamente neanche un fiato e c’è gente come Renzi e Toti che dice: ma facciamolo questo lockdown, e facciamolo presto. Ci arriveremo, questo è certo, ma sentite cosa ha raccolto il cronista. La fonte è diretta, un amico che ha un altro amico oncologo il quale, una volta constatato che in Italia fare carriera è impossibile senza spinte politiche, decide di mettersi al servizio delle multinazionali del farmaco e finisce per occuparsi proprio di vaccini e, da ultimo, di quelli per il Covid. Va in America, passa per alcune grandi case, si ritrova nella commissione che studia gli effetti collaterali dei sieri contro il Coronavirus. Cosa dice l’oncologo all’amico? Gli parla di Delta tumore, ovvero l’indice stimato di potenziale origine cancerogena del vaccino. E spiega: per un cinquantenne o ultracinquantenne che non si è mai preservato, beve il giusto, fuma abbastanza, non è un fanatico salutista, il Delta tumore è irrisorio, anche perché riferito al lungo periodo; viceversa, l’oncologo sconsiglia decisamente, anzi con veemenza, di sottoporre i figli giovani al siero (cosa che il mio amico, infatti, rifiuta di fare). Aggiunge lo scienziato: sotto i 30 anni il vaccino è pressoché inutile; la sua efficacia cresce di pari passo con l’età, ma gli effetti restano da comprendere e chi sostiene che i preparati hanno passato tutte le fasi della verifica è un cialtrone: “La sperimentazione non finirà prima del maggio 2023 e si sta conducendo proprio sulla popolazione mondiale”. Così uno che i vaccini li fa, li studia, li sperimenta, li valuta in base alle conseguenze. Qui abbiamo virologi, zanzarologhi e commentatori che pompano per la dose periodica, cinque, dieci l’anno, e giurano che il vax è come il ragno radioattivo di Spider Man, tutto poteri e niente conseguenze. E insistono col lasciapassare, ricatto infernale, coi tamponi, che è una via crucis ogni 48 ore, con le rappresaglie, impedire l’accesso, far scendere dai treni, abbandonare la gente nei luoghi più pericolosi. Insomma avallano lo Stato autoritario. Che la terza dose sia cosa fatta, almeno negli intendimenti dei pazzi al potere, non c’è dubbio; che il coprifuoco verrà gradualmente reintrodotto e allargato, è una certezza. Che la propaganda di regime abbia già cominciato con la grancassa martellante, è sotto gli occhi di tutti. Che la politica dei partiti non trovi niente da obiettare, è fin troppo evidente. Che Draghi, dopato di potere, l’abbia messa sul piano della sfida personale, è drammaticamente ovvio. Allora che resta da fare? Non certo i deliri dei vecchi della montagna come questo professor Becchi, transitato dall’estrema sinistra al ruolo di ideologo di Grillo, quindi di consigliere di Salvini da cui aspettava nomine, adesso proiettato verso la Meloni, che però non lo vede neppure. Bando alle ideologie, sieri mentali tossici come poche altre cose, L’unica via d’uscita sembra quella di una opposizione anzitutto della ragione, interiore, individuale, da saldare a milioni. La malafede è chiara, lo Stato concentrazionario è realtà e per sua natura non si ferma. Accettando il lockdown senza colpo ferire per i non vaccinati, ce lo ritroveremo in breve per tutti. A questo serviva Draghi, questo sta realizzando. Con buona pace di chi lo credeva uomo della provvidenza e adesso se la cava senza dignità: “Eh, mi ero sbagliato, a chi non succede?”. Ma sbagliare in successione è nefasto e di grandi vecchi o vecchi della montagna ne abbiamo fin sopra i capelli, specie se dediti alle cause perse. MDP

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