DISASTRO TRUMP

DISASTRO TRUMP

Che altro aggiungere a quanto il mondo sta martellando sulla farsa, tragica farsa di Capitol Hill? Io posso dire di essermi sbagliato: ancora ieri sera pensavo, dicevo: ma sì, quattro pirla vestiti da Davy Crockett, adesso li prendono e li portano via. Mi sveglio al mattino e ci sono 4 morti, 57 feriti e una situazione fuori controllo. Disastro Trump. Sento molti fra i miei contatti difenderlo, perfino esaltarlo ma, mi spiace, l’ex presidente ha commesso il suo errore più grande: è lui ad avere eccitato gli scalmanati a sua disposizione, tra i quali complottisti, razzisti, megalomani della peggior risma, lui a ripetere in loop, perfino ora, che tutto succede perché gli hanno rubato le elezioni, lui ad invitarli a “restare pronti”. Cose che un liberale non può accettare, per ragioni talmente basilari che non serve riassumerle: sono perfino intuitive, sono immediate. Gli americani si confortano nella convinzione di vivere in quella che definiscono la più grande democrazia del mondo; ora, non c’è democrazia che non si nutra anche di corruzione, così come non c’è elezione che non covi brogli nel suo seno. Però quei brogli o riesci a provarli, oppure, quando tutte le istituzioni, tutti i presìdi, tutti i rimedi democratici ti hanno dato torto, e perfino i tuoi più fedeli alleati non si sentono di assecondarti, allora è il momento di adeguarsi. Di rispettare i lineamenti di quella democrazia che hai rappresentato per primo fino a quel giorno. Perfino se in cuor tuo sai di avere ragione: non basta averla, devi saperla imporre nei limiti di un regime che salvaguardia anche le procedure.

Certi mezzi, certi metodi si giustificano solo al limite di una tirannide: l’America può esser tutto, ma una tirannia proprio no; al limite, saremmo più comprensibili noi italiani, afflitti da un anno di privazioni fuori dalla democrazia da un governo che rinasce o sopravvive sempre alle sue ceneri, fuori dalla Costituzione, fuori da regolari elezioni, fuori di testa. Trump la testa l’ha persa anche lui e così offre meravigliose occasioni ai sepolcri imbiancati del Black Lives Matter, ai teorici della violenza rivoluzionaria, le prefiche (da noi) della lotta armata. Perfino uno stato canaglia come il Venezuela trova modo di fargli la morale democratica. Sono effetti collaterali inevitabili: Trump, che aveva pur fatto grandi cose in economia e in politica estera, verrà ricordato come la sinistra ipocrita lo aveva sempre tratteggiato: come un pazzo, irresponsabile, irragionevole, disposto a tutto. E la colpa, a questo punto, è solo sua. Se voleva mandare un messaggio, se voleva garantirsi una sopravvivenza da ex presidente, ha sbagliato in ogni senso di marcia. Resta da interrogarsi, agli americani anzitutto, sul reale stato di salute della loro politica, della loro società e della loro stessa democrazia. Il mondo è già sconvolto da una situazione delirante, non aveva bisogno anche di questa farsa tragica che aggiunge tensione a tensione, che nessuno sa dire come può ulteriormente degenerare.
MDP