IL COVIDIOTA, PORTATORE SANO DI DEMENZA

IL COVIDIOTA, PORTATORE SANO DI DEMENZA

di Stefania Martani

Com’è questo caffè? Amaro, tanto amaro. Entro in un bar e alzo con un secondo di ritardo la mascherina. Vengo subito individuata e profilata biometricamente dalla perbenista di turno, seguace ortodossa della nuova religione coronavirista, poggiata al bancone dove si sono strusciate decine di persone: “La mascherina!”. Proprio lei che l’ha abbassata per bere il suo ristretto. È una rompicoglioni, ma mi impongo di non raccogliere la sua ipocondria. “Ecco, ma non si preoccupi, l’ho avuto, sono guarita, il test è ormai negativo”.

“Lei! Lei potrebbe essere una portatrice sana!”

Interdetta , mi chiedo se la fobica abbia capito “Signora, sono negativa, da test, l’ho avuto, è come se fossi vaccinata con dose doppia”

“Lei potrebbe essere una portatrice sana” ripete la ritardata.

Un rombo, un sommovimento inizia a scuotere i precordi. Lava, lapilli e esplosioni pliniane agitano il mio cervello.

La guardo, lanciando allo stesso tempo occhiate bramose al coltellino posato accanto alla torta della nonna. È lindo e risplende accattivante.

La demente continua a fissarmi sorseggiando il suo inchiostro bollente.

“Non ha capito che ho fatto il molecolare? ‘

L’idiota, ma Dostoevskij è lontano, persiste: “Lei-potrebbe-essere-una-portatrice- sana” sibila, e la bocca mi sembra una macchinetta mangiasoldi, o una cornacchia, manca solo che si metta a fare cra-cra-cra. No, forse è un cyborg, un androide telecomandato, un drone, una che ha subito un elettroshoc lobotomizzante da eccesso di notti lubriche a distanza con Galli. Ma non mi basta, non mi placa.

Colate di lava dalla bocca dello stomaco. Un tintinnio nelle orecchie, divento più verde dell’erba (e non ho preso il vaccino).

Cala la saracinesca su qualsiasi buona creanza e moderazione: ‘ma sarà lei portatrice sana sana, ma di demenza!” esplodo come un’ossessa. E ho ragione, perché ormai gli scassaminchia sono tutti intorno a noi, e vengon su, come canta il Maestro Finardi, e ce li sentiamo nella gola e vien voglia di scaricargli addosso un F104 a reazione e mitragliare con precisione i covidioti da passeggio e da bancone.

Per questi stronzi quando diventiamo negativi? Non basteranno dieci dosi di vaccino, nulla basterà mai per i covimbecilli che se potessero altererebbero il codice genetico per farci nascere con una sorta di schermo organico estensibile e retrattile, una mascherina in pelle umana ben ripiegata nella scatola cranica, al posto del cervello, che non usa più. Esco dal bar dove tutti guardano me con gli occhi spalancati e non la folle invasata.

Poi chiamo il mio medico per un chiarimento. Sono negativa o no? Che è ‘sta storia del portatore sano?

Mi spiega che a livello di respiro non infetto nessuno, sono negativa e più sicura di chi non lo ha avuto. Ma, come tutti, per contatto, per contatto, stringendo ad esempio la mano di un positivo e toccando una superficie dove il virus non è morto, potrei continuare a trasmetterlo. Come tutti. Avete capito? Il bavaglio serve a poco, perché entriamo in contatto con decine di superfici, ogni giorno, ogni momento.

Quindi o viviamo o ci mettiamo in criogenesi.

E quella era distesa sul bancone, diolafulmini.