IL PAESE DEGLI STRUZZI

IL PAESE DEGLI STRUZZI

Esiste un principio di responsabilità in politica? Quasi mai e comunque non in Italia, dove la responsabilità è solo per i successi reali o millantati. In caso contrario, si trova modo di scaricare la colpa dalle opposizioni alle macchie solari. Ci tengono segregati da un anno, ci hanno promesso che con la panacea del vaccino saremmo tornati liberi ma i vaccini non arrivano e le siringhe non si trovano. E sarà anche colpa delle multinazionali sporche e cattive, ma insomma chi se ne assume il peso? Nessuno, il supermanager dei superfallimenti Arcuri minaccia denunce a destra e a manca ma è patetico ed è patetico il capo del governo che manda diffide via Facebook all’Unione Europea. Ecco, la mitologica UE: non ha niente da dire, neppure lei? No, si volta dall’altra parte, ha altro da fare, per esempio assecondare la grande transizione green, per esempio appoggiare il bando delle carte da gioco sessiste, d’ora in poi niente fanti donne e re, si fa briscola coi transgender. Problemi urgenti, poi una pandemia, vera o millantata, può attendere.

Il principio di responsabilità oggettiva, politica, sarebbe uno dei capisaldi del diritto fin dalle istituzioni romane, ma si fa presto ad aggirarlo, è il dogma meno rispettato di tutti. Poi si potrà dire che nel privato le cose non funzionano, il che è verissimo, ma un settore pubblico, che detiene il potere, dove nessuno risponde di niente è forse migliore? La filiera degli errori, dei pasticci è infinita, ultima fermata quello tra Regione Lombardia e governo centrale: tutto un balletto di cifre, di protocolli, di regole ad arte complicate sì che ciascuno possa trovarci la scusante per le proprie mancanze o furbizie. Vedi caso, ad uscirne peggio di tutti è l’Italia cui non una ma tre case produttrici di vaccini negano le scorte: notizia ottima per l’Europa che ha tutto l’interesse a tenerci paralizzati, deboli, a mantenere la nostra economia in apnea. Notizia, in certo senso, ottima anche per il governo che non governa, che passa da un disastro all’altro ma al quale nessuno chiede conto ed ha tutto l’agio di prolungare la paralisi senza limite. Funziona così: io governo prometto, le promesse non si verificano, la colpa è dei cittadini, i cittadini devono scontarla restando in lockdown. C’è anche da dire che avremmo una nostra pozione magica, il vaccino Reithera, chissà perché dimenticato: adesso, solo adesso il governo “intende spingerlo anche con nuovi finanziamenti”, ma è il solito chiudere la stalla a buoi scappati. Il pubblico potere si rivolge ai privati, americani, russi, cinesi, dimentica le risorse di casa, poi quando è a corto di soluzioni annuncia quell’impulso criminalmente trascurato finora. Quanto a dire che non ha senso contrapporre pubblico a privato, sono entrambi rovinosi e le rovine si combinano, si serrano.

Quando si esce dalla grande paralisi? La risposta allo stato delle cose è: mai. Niente e nessuno autorizza a “sperare” in un intervento dal cielo, gli eventi si succedono in forza di causa e effetto, a un fallimento succede una bancarotta. Da un anno tutti sperano tutto: la fine della pandemia, le scoperte della scienza, la ripresa economica, la tenuta sociale, ma dopo un anno la pandemia sembra più feroce che mai, le scoperte scientifiche lasciano ampi margini di dubbio, l’economia globale è al dissesto, esclusa la Cina produttrice del virus, il corpo sociale è dissestato con incremento di patologie psichiche, di casi di autolesionismo, di suicidi. Sperare, dite? In cosa? In chi? Chi comanda in Italia non si capisce, chi risponde di alcunché è vano chiederselo, resta la speranza magica o miracolistica. O struzzesca, il paradigma della fiducia idiota e micidiale è quel padre della ragazzina di 10 anni che si è ammazzata per un assurdo gioco sulla app cinese Tik Tok: “Non eravamo padre e figlia, eravamo amici e tra amici non ci si controlla, perché mai avrei dovuto?”. Uno sconforto tale da far mancare le parole, non si parla agli stupidi.

Ma gli stupidi quanti sono? Stiamo diventando tutti struzzi, tutti cinesizzati. Il potere scopre che la chiusura ottusa di un anno non ha sortito risultati e reagisce inasprendola e tutti: mah, speriamo. I rari fremiti di reazione, le iniziative per tenere aperti i ritrovi, durano lo spazio di una sera poi abortiscono. Il potere lo sa e lascia fare, sa che il paese è sfibrato, rassegnato e non si aspetta più niente, né sostegno né assunzioni di responsabilità. Ci siamo abituati a sentirci colpevoli degli errori che non abbiamo commesso, a scontare le responsabilità altrui. Ci siamo cinesizzati e da questa distorsione mentale sarà difficile uscire e comunque lungo e doloroso se mai.

MDP