IL PAESE DEI CAMPANELLI

IL PAESE DEI CAMPANELLI

Ci voleva tanto a convincersi che il supertecnico artefice di un supergoverno era in realtà un supermediocre? Per la quasi totalità sì: ci arrivano sempre un minuto dopo e poi si aggrovigliano come acrobati in fuga dalla gabbia della falsa coscienza. Conte passa il campanellino a Draghi e nel Paese dei campanelli resta Speranza e restano i Ricciardi, gli Arcuri, resta il delirante Comitato Tecnico Scientifico vale a dire tutti gli artefici del disastro chiamato cautela: coprifuoco puntualmente reiterato, lockdown di fatto, circolare, senza uscita. Ci voleva tanto a dire che i supertecnici hanno le slide al posto del cervello? Ma anche dopo le puntuali conferme non si può dire, si insiste nella dissonanza cognitiva e a volte peggio. Ieri, in treno, partecipo a una diretta sul canale Byoblu e c’è un tale, che poi mi spiegheranno essere uno che fa i libri con l’ideologo grillino pentito Becchi: un ultrà della Lega, “Ah, capolavoro politico, perché restare fuori dal governo?, così possiamo controllare, possiamo intervenire”. Davvero? Mi sono innervosito e ho risposto che tutti questi tatticismi, questi machiavellismi sono figli dell’utilitarismo più triste, l’arrampicarsi sui vetri di chi vuole in qualche modo far parte della festa. “Ve ne accorgerete subito: se uno come Arcuri resta dove sta, vorrà dire che non siete lì per controllare ma per spartire”. “Sono d’accordo con te”, mi ha risposto questo, evidentemente ha idee che non condivide.

Ma che governo è un governo in cui tutti vogliono entrare perché non si fidano degli altri, come in una congrega di malfattori? Su questi presupposti il meglio che si può sperare è l’inerzia, il far niente che è meglio del far male, però intanto le chiusure omicide e suicide continueranno: già l’hanno detto, già lo Speranza salvato si è scatenato e con lui i Ricciardi figli del Vaticano, gli scienziati che aspettano il loro giorno per fare i ministri e intanto sparano a pallettoni sulla libertà incatenata. A chi ha le slide al posto del cervello la salute pubblica interessa poco, loro pensano ai numeri, al potere che viene dai numeri. Colao, con quel faccino da nerd invecchiato e i suoi prospetti inutili, pieni di slide e disegnini e freccette colorate e formule della banalità comune, “resilienza”, ecocompatibilità”. Che tecnico!

Come lo salvi il Paese che si aspetta il “rimbalzo” di un Pil di 6 punti quando è chiaro che quest’anno il Pil crollerà di altri otto, dieci? Con le chiusure e i vaticinii strampalati di Ricciardi, di Miozzo il ginecologo, della Antonella Viola con le sue pose languide? Per lo Sport, distrutto dal predecessore, non è stato neppure previsto un dicastero. Alla scuola, annientata da Azzolina, un carneade prodiano. Come governo degli ottimati, non c’è che lo valga. E tutto nel silenzio più omertoso il che vuol dire tramite telefonate coperte, tutto un apparecchiare il potere nello sprezzo di partiti miserabili fin che si vuole ma per i quali non è previsto un sostitutivo democratico. Come in una banca o in un consiglio d’amministrazione, altro che le polverose incombenze previste dalla Costituzione: tanto il “guardiano” guarda e non batte ciglio, visto che la procedura l’ha orchestrata lui.

Alla fine il supertecnico ha deciso come voleva lui ossia come pretendeva il capo dello Stato Mattarella, vecchio democristiano rotto a tutte le astuzie e a tutti i cinismi. Insinuano sia stato proprio Il Colle ad imporre una squadra di mediocri, di pessimi in modo da bruciare Draghi nella sua corsa al Quirinale, che Mattarella vuol tenersi per sé per un secondo mandato. La cosa appare chiara ad una valutazione di media intelligenza: o il superburocrate non se n’è avveduto o ha dovuto piegare il collo. Ne deriva una mesta constatazione comunque sia: il primato della politica limacciosa sulla tecnica angolare, fatta a slide. Ovvero il superbanchiere un povero stupido o uno che accetta di passare per stupido. Cosa ha fatto Draghi? Solo la più bieca, la più stantia delle lottizzazioni. Anche nel suo specifico che è quello economico, quello dei soldi? Ma sì, anche in quello. Dice l’uomo della strada, che capisce quello che vede e magari lo fraintende ma al succo ci arriva: Draghi è un altro messo lì per accompagnare la fine del Paese per conto di poteri superiori. E sarà anche complottismo da bar, ma dagli torto. I troppo furbi, i supertecnici si rivelano supermediocri ma non era difficile capirlo, bastava un minimo di onestà intellettuale, bastava spogliarsi dei panni da militante, ultrà o aspirante Rasputin. Che è la cosa che riesce sommamente impossibile a quelli che si considerano più intelligenti di tutti, più diabolicamente sottili. Bene, tutti accontentati perché tutti partecipi della mangiatoia del Recovery e di quanto resta dello Stato, che anche in crisi resta un bell’osso da spolpare. Specie nella paralisi sistemica, sentite oggi Ricciardi: “Chiederò a Speranza un lockdown totale. Non riaprire gli impianti di sci”. E il CTS: “Rivalutare l’apertura: spetta alla politica, provveda subito”. Non aspettatevi miracoli da Draghi e dai suoi Pierini rinsecchiti, dalle sue suorine scadute o starlette convertite o entristi straccioni. Non aspettatevi miracoli, o rimbalzi, o ristori. Il carrozzone va avanti da sé. Verso il baratro greco.

MDP