IL PAESE RELITTO

IL PAESE RELITTO
immagine di Giuliano Fedeli

Il lockdown esalta il governo schizoide. Il territorio nazionale ridotto a un’orgia di colori, adesso la immancabile Unione Europea s’è inventata pure il profondo rosso per le località più a rischio: subito accolto con zelo entusiasta, tanto per accrescere la Babele. Le prescrizioni sono allucinanti, obblighi e divieti al limite della psicosi, per andare nelle seconde case occorre presentare il rogito e magari anche il notaio di scorta. Nessuno saprebbe stabilire la differenza fra parenti, consanguinei, conoscenti ma l’ineffabile comitato tecnico scientifico la pretende e, non bastasse ancora, c’è lo sfacelo della scuola: a distanza, però anche aperte, però a metà, a giorni alterni, però gli insegnanti sono tenuti ad andarci comunque salvo ritrovarsi a far lezione in aule vuote da un terminale. Ci sono casi sconfortanti di professori con un solo studente, altre in numero variabile a seconda dei giorni, dell’estro di una burocrazia demente e la ministra Azzolina si è inventata pure l’educazione civica obbligatoria che però solo pochi volonterosi si sentono di sobbarcarsi. Il regno dell’impossibile, il libro dei sogni che maschera una realtà patetica: tutti lo negano, ma è il segreto di Pulcinella che a fine anno tutti verranno promossi e i maturandi consacrati senza neppure la parvenza di esami veri, fedeli al motto aziendale: se gli affari non crescono diminuiscono e gli istituti non possono permettersi un calo di iscrizioni. Per la scuola di Pinocchio la solita Azzolina ne ha pensata un’altra, un “grande orale” che ha sortito inevitabili ironie da caserma: ma come fai a restare serio quando lo sfacelo si è spinto oltre la tragedia, quando tracima nel ridicolo?

L’attitudine al tutto e al contrario di tutto maschera una profonda incapacità e sconoscenza delle dinamiche, dei fatti: si procede a tastoni, come ciechi in un deserto di nebbia, il paese è fermo, comatoso e ogni giorno è peggio e non resta che stringere ancora il filo spinato sul corpo sociale. Vogliono estendere il distanziamento sociale, che è la negazione di ogni dimensione collettiva, anche per l’influenza, secondo la regola: meno ne sappiamo, più impediamo. Non si sa più chi comanda davvero, cosa comanda, cosa è lecito e cosa è vietato, non si capisce se e fino a dove ci si possa spostare, in quale modo alimentarsi. Tutti paralizzati da esitazioni, dubbi pazzeschi: ma posso prendermi da mangiare “in asporto” sì o no? E fino a che ora? A scuola ci debbo andare? E quando? Il fine settimana è rosso, rosso pompeiano o arancio aragosta? E nessuno lo sa, fioriscono dialoghi surreali: “Mah, io per me a questo punto mi butto, al limite se mi multano faccio ricorso”. Al limite.

Un decreto ministeriale a settimana o giù di lì e il successivo complica il precedente che è già astruso. Non dovevano abbattere la burocrazia maligna, non dovevano rendere tutto più semplice? Beh, rispondono i mammasantissima al governo e nei comitati, l’abbiamo fatto, vi abbiamo impedito tutto: che volete di più? Ma proprio tutto no, e non sempre. Il ministro Boccia, che deve avere qualche problema personale, è il più feroce e scatenato nel vietare qualsivoglia libertà residua, ma se un solo senatore della Unione Valdotaine, questo partitucolo del quale nessuno ha mai capito il senso, assicura il sostegno per puntellare il governo, Boccia rinuncia a ricorrere, lascia all’intera regione libertà di movimento, franchigia al lockdown. A conferma che la serrata è tutto tranne che sanitaria, è di becera convenienza politica. Il nostro Mattarella, presidente silente ma attivo, ha convocato Conte e gli ha detto: ti do tre settimane per trovarti le puttane da corrompere in modo da raggiungere una maggioranza stabile, fai presto. Fai presto? E si capisce benissimo che il lockdown continuerà per un altro mese, forse due. Nel perdurare della crisi che c’è ma non c’è per incanto è salito il numero dei contagi, sono spariti i vaccini, poi, calmatesi le acque, tutto è parso ridimensionarsi e se ne è parlato molto meno anche perché c’era da intessere la santificazione prematura di Joe Biden e dei suoi burattinai. Fateci caso: da una settimana di contagi e di morti non si parla quasi più, a parte il tg uno grillino per deformazione professionale; l’agenda è occupata dai responsabili, dai conteggi al Senato, dai colpi bassi tra i due narcisi patologici, Conte e Renzi, da questioni di lana caprina per l’uomo comune come il tira e molla sui servizi segreti. Intanto non si è capito quando dovrebbe scadere questo ennesimo prolungamento di lockdown, in forma non dichiarata, e cosa si potrà fare se mai alla scadenza, e se le varianti brasiliana, sudafricana, all’amatriciana o al topo di fogna ci sono e quanto siano contagiose. E neppure se i soldi dell’Europa, che in realtà sono nostri, arriveranno e quando e dietro quali contropartite. L’unica cosa di cui siamo certi è che del doman v’è una sola certezza: continuerà il marasma, la deriva del paese relitto, nella totale irresponsabilità di tutti quelli che hanno la responsabilità di imporre scelte, di individuare vie d’uscita.

MDP