LA MELINA DI MELONI

LA MELINA DI MELONI

Una delle cose che tengono insieme da sempre i parassiti delle estreme destra e sinistra è l’antisemitismo. Odiano gli ebrei i neofascisti anche quelli giovani in parte nell’alone di Fratelli d’Italia e li odiano con pari virulenza quelli dei centri sociali, i pro Hamas, i fanatici del giro Ilaria Salis, quelli che si ritrovano col compagno Rizzo, il comunista che piace ai fessi di destra, a commemorare Baffone Stalin. Ma nessuno chiede ai vari Schlein, Fratoianni e Bonelli di dissociarsi. Il PD ha nei suoi ranghi politici attivi, consiglieri comunali collegati alla Fratellanza Musulmana e ad Hamas e sta bene a tutti, nei paesi dell’hinterland milanese ci sono scuole e madrasse in cui si predica l’annientamento ebraico ma tutti fanno finta di non sentire essendo centri governati dalla sinistra. E poi si chiede alla Meloni di parlare, di pronunciare il suo anatema? Non si sa se è più la stupidità o la malafede, anche se spesso viaggiano a braccetto: ma non lo vedete che la nostra fregoli non dice niente perché è sideralmente lontana da quel mondo, ne è aliena, vive su pianeti diversi? Poteva forse avere un senso questa provocazione nei suoi 15 anni, ma da politica di potere, da presidente del Consiglio questa ha per così dire rinnegato l’impossibile, è andata oltre le contorsioni di Fini. Ma non lo vedete che briga con la Baronessa dei Vaccini, per farsi accogliere nei popolari che poi sono i cattocomunisti europei? Non lo vedete che di destra non ha più niente, ormai ha rinunciato perfino ai proclami da balconcino, tutti “nazzione” e “patriotti”? Meloni non dice più niente su niente; se parla, è per parlare di sé, ora vittimista ora tracotante di borgata. Ma sui contenuti sta larga, sta lontana perché non le interessano. Fratelli d’Italia, partito di cariatidi rincoglionite e di parenti affamati, non lo sente più suo, lei è una democristiana, una democristiana vera anche se la figlia di Berlusconi la pungola, stringe il collare a Tajani. La partita si gioca qui. I due anni, ormai, di governo Meloni sono due anni di lassismo complice e colpevole: la nostra premier non fiata sulla violenza a prato basso, clandestina nelle città, non fiata sul teppismo pseudoambientalista che costa milioni, non ha fiatato di fronte alla vergogna, questa sì “nazzionale”, di una pregiudicata accusata di tentato omicidio candidata ed eletta a Bruxelles, una che ha subito rivendicato le azioni terroristiche: “I fascisti vanno neutralizzati”. E c’è chi dice che si sia al contrario spesa attivamente per farla eleggere, facendole comodo anche il puntello dei verdi irresponsabili e amorali. Meloni non fiata su Trenitalia che è completamente saltata, su un sistema Paese che imbarca acqua da tutte le parti, su una guerra che con tutta evidenza viene protratta nell’ottica della distruzione creatrice, della ricostruzione affarista e ladronesca; e non fiata neppure sull’avanzata islamista che già pretende di instaurare la sharia anche in Italia sulla scia del Belgio, della Francia, del Regno Unito e in parte della Germania. Di questi silenzi, le andrebbe chiesto conto. Di questa complicità nel disinteresse chi scrive da due anni le chiede conto. Totalmente da solo. La sua omertà è legata a filo doppio con le istanze di sinistra e non ha niente, meno di niente di compatibile col blocco ultraconservatore o reazionario di Visegrad, dei paesi dell’est Europa. Cosa che i relativi governanti hanno capito benissimo. A Meloni tutto scorre davanti e lei tutto lascia fare, lascia passare: quello che le preme è durare, sa che un’altra occasione, come dice la Bibbia, non si presenta. E voi pretendete si dissoci dai quattro miserabili senza storia e senza potere che nel suo partito inneggiano all’Olocausto? MDP (per sostenere il Faro una ricarica via PayPal tramite maxdelpaapa@gmail.com)