LA PASTA ANTIFA’, CHE BONTA’!

LA PASTA ANTIFA’, CHE BONTA’!

immagine di Giuliano Fedeli

Che vergogna, la Molisana. Che ancora vende pasta fascista, colonialista, le abissine, ma come si fa. Roba indigesta alle Boldrine e ai Berizzi di tutto il mondo, unitevi! No alla maccheronata razzista, solo pastasciutte antifà. Un fantasma si aggira per l’Europa: sono le conchiglie rigate della guerra di Libia. Ma attenzione coi contorcimenti, si è scoperto – ne scrive Borgonovo su la Verità – che il prestigioso pastificio era sponsorizzato nientemeno che alla feste de l’Unità, con il che tout est pardonné. E poi la premiata ditta si è tempestivamente fustigata, “non nutrivamo certo alcun intento celebrativo e comunque abbiamo subito provveduto a cambiare le schede”. Sì, le chiameranno le Etiopi e sulla busta chiederanno lo ius magni.

Peraltro, l’ultima vigorosa crociata della sinistra digestiva non può esaurirsi così: la causa dell’antirazzismo, antifascismo, antisessismo, anticervello lo esige. Ecco dunque spuntare un altro insidioso prodotto, “i Tripolini”, commercializzato addirittura dalla Coop. Tripoli, bel sugo d’amore. Ma poi, perbacco, come limitarsi alle nostalgie coloniali? Che dire, per esempio, dei fusilli sessisti? No, dico, ce la ricordiamo la dama di rigatoni, così maliziosa, così allusiva, concepita dal sessista Fellini per la pubblicità? E che pensare dei ditalini, specie se rigati? Ma qui è tutto un incitamento allo stupro, si pensi solo alle linguine; ai vermicelli; agli ziti (zita, in molto meridione, è la nubile, in attesa di marito: se famo dù zite?); alle bavette, e siamo già in zona youporn; ai pàccheri, ed è subito Rocco (Siffredi); ai bucatini, e il gender s’incazza; agli anolini, e qui il tacere è bello; agli gnocchi alla romana, e siamo al sessismo territoriale; per non dir dei bigoli, una pasta una garanzia, dei maliziosi ravioloni (di carne o di ricotta), delle penne all’arrabbiata che esalano vapori di sesso rude, brutale: roba indigesta per le delicate coscienze progressiste al tofu. E gli sfregoli allora? Gli strascinati? Gli strozzapreti? Ma come farai più a sederti a tavola e dire alla tua compagna: passami la lumachina, dammi un po’ la trofia? E qui scatta il penale, come diceva Pozzetto.

Sempre siano lodate le pipe rigate di Radio Popolare, che per prime si sono accorte dello scandalo pastiero abissino, pur con significative mancanze: qui è tutto un mondo alimentare che va censurato, proibito, ridefinito, reimposto, ci vorrebbe un vaccino.

Attenzione, perché le insidie alimentari non finiscono mai. Cappelletti, torciglioni, tortelloni, cannelloni: è tutta una sconcia allusione, un incitamento all’abuso, ma chi l’avrebbe mai detto, dovrebbero metterci l’etichetta come sui dischi: alimentar advisory. Speriamo che Joe Biden e Kamala provvedano loro, poi l’intendenza seguirà. Perché non si può andare avanti così, occorre informarsi, bisogna sapere, urge un debunker, un Puente che ci illumini. Se no uno va in Campania, si gusta un bel piattone di reginette e non sa che si chiamano pure Mafaldine, in onore della sovrana Mafalda di Savoia: orrore, la monarchia più becera, il populismo straccionaro alla Achille Lauro (l’armatore o il fuffaro canterino? A voi la scelta). Le stesse farfalle, o farfalline, si colorano di un inequivocabile afrore morboso, che fai le mangi? Sarai mica un cannibale, un morto di pasta. Forza intellettuali, che aspettate a stilare il menu politicamente corretto, inclusivo, pasta antifà, facciamopasta? Che ci mette Saviano a spiegarci che tripoline e abissine sono certamente in mano alle mafie e chi le mangia è complice e, soprattutto, ce l’ha con lui che da 15 anni non vive più, tra un tre camere a Manhattan e una scorta anche nella Jacuzzi?

Alle corte: serve, subito, qui ed ora, un codice di regolamentazione pastiero, sorvegliato da una task force improntata alle pari opportunità, che chiarisca una volta per tutte quali primi piatti si possono consumarne e quali invece sono da vietare, eliminare, sbattere fuori produzione, rimuovere dalla coscienza nutritiva collettiva. La lotta della sinistra gastrica lo pretende, non si può più tergiversare. Si potrebbe cominciare subito da un piatto nazionale, le Mezzeseghe: buone, digeribili, sostenibili, Garantiscono i mozzi di Carola, gli intellettuali organici, i cacciatori di fasci, i bounty killer del neoimperialismo, i giustizieri del sovranismo, i testimonial del tonno, che oltretutto con le mezzeseghe sposa benissimo. Liberi di mangiare tutto, purché cucinato da loro.

MDP