L’INFORMAZIONE CONTRO LA DEMOCRAZIA

L’INFORMAZIONE CONTRO LA DEMOCRAZIA

Se giornali progressisti e anche fortemente schierati a sinistra come il New York Times e il Washington Post si preoccupano per la tenuta democratica dell’Italia, una ragione ci sarà. Parlano di “esperimento sociale”, che è qualcosa in atto da tempo anche se rilevato solo da pochissime voci. L’esperimento sta nella verifica del livello di sacrificio della popolazione quanto a diritti inalienabili, strategia palesemente ispirata dalla Cina dittatoriale. Di preoccupazioni, quante se ne vogliono. Il direttore della Stampa, Marcello Sorgi, butta là come niente fosse la prospettiva di un governo militare per l’Italia, poi si permette di prendere in giro: “L’ho fatto apposta”. L’editorialista del Corriere Paolo Mieli va oltre, auspica la fine delle libere elezioni e l’instaurazione di una monarchia draghiana in modo da continuare lungo la tabella di marcia che ci consegna all’Unione Europea; fornisce anche consigli su come addormentare i cittadini, che potrebbero reagire con un astensionismo massiccio. Anche lui l’ha fatto apposta? Sono sempre di più quelli in fregola di regime. Romano Prodi, che passa per democratico ed è assai apprezzato a Pechino, ha invitato Draghi ad usare la forza coi dissidenti. Una ex infermiera, una delle tante miracolate da Berlusconi, può andare in televisione a dire che la polizia ha fatto bene a pestare i portuali di Trieste, che l’ha fatto per il loro bene. Ma non sono solo gli scaricatori a prenderle, le forze dell’ordine infieriscono anche su studenti, manifestanti comuni, basta siano pacifici, i neofascisti violenti quelli no, quelli menano, come spiega il ministro della sicurezza Lamorgese. Abbiamo rinunciato alla libertà personale e collettiva, ci siamo assoggettati alle mascherine, ai tamponi, ai coprifuoco, ai vaccini in modo più massiccio rispetto a qualsiasi altro posto del mondo, infine abbiamo subito il greenpass che è misura unica per stoltezza e per prepotenza autoritaria. I dissidenti si ritrovano regolarmente censurati, infamati, irrisi nei chiacchiericci televisivi, ai pochi giornalisti contrari alla narrazione unica si impedisce di parlare e li si offende: ma cosa vuole, parlare solo lei? Lavorare è diventata fatica vana e così studiare, ma il resettaggio mondiale e in particolare italiano è chiaro: sempre più a distanza, chi non saprà adeguarsi verrà lasciato indietro. Informare non si può più, è ammessa la sola propaganda. La notizia, da fonte ufficiale visto che proviene dall’Istituto Superiore di Sanità, per cui i morti da Covid sarebbero stati meno di tremila su centotrentamila è stata generalmente soffocata, non ne hanno parlato né i telegiornali né le testate governative cioè il 99%. E se qualcuno osa citarla, viene aggredito da qualche parassita sedicente democratico. Porsi domande è considerato offensivo, obiettare inaccettabile e nemmeno adeguarsi è più sufficiente. Il conformismo è ogni giorno più diffuso, più obbligatorio, i sindacalisti o ex sindacalisti sono senza vergogna dalla parte dei manganellatori e degli esponenti del grande capitale, pretendono le fucilate e le cannonate sulla marmaglia che protesta, che non ubbidisce. Non si era mai vista una informazione così ignobile, così asservita al punto che neppure si dà la pena di nasconderlo, anzi lo rivendica come un merito di cui tenere conto, come un modo per fare carriera. Il grosso dei commentatori di regime così si esprime: spero che i novax e nogreenpass muoiano tutti di cancro, di virus, non importa, basta che muoiano, li voglio vedere ridotti a una poltiglia verde, cascare come mosche mentre mi ubriaco e mi ingozzo di popcorn. Sono gli stessi che un anno prima insultavano quanti si preoccupassero per un virus sconosciuto. Grande enfasi è riservata alla ripresa economica lodata dal capo dello Stato, senonché è una ripresa fittizia, che non ha colmato neppure per metà il crollo dello scorso anno e che fisiologicamente era inevitabile, stante la paralisi totale del Paese nei 12 mesi precedenti. E per cosa? Per una pandemia originata di gran lunga più da carenze, ritardi omissioni, corruzioni, gestione disastrosa, che direttamente dal virus. Ma nessuno paga, al limite si osserva la soluzione gesuitica, “promoveatur ut amoveatur”. E pare già un progresso. Il capo del governo non trova opposizione, i partiti sono tutti al suo comando e l’unico che non ci sta è considerato dall’alleato principe “una rompicoglioni”. La sinistra minoritaria nel Paese stravince le elezioni su base locale, la magistratura continua nella strategia dell’attenzione verso la medesima sinistra, se anche le apre indagini contro ha cura di farlo sapere dopo le consultazioni elettorali, mentre per la parte avversa è il contrario, sempre qualche giorno prima, strategicamente. Dice il nostro Draghi: Il greenpass durerà fino a che sarà necessario, cioè fino a quando vorrà lui. I giornali stranieri si interrogano sulla tenuta democratica dell’Italia ma, si direbbe, più rassegnati che stupiti. In Francia i gilet gialli possono andare avanti mesi e mesi, qui un presidio portuale si scioglie dopo 48 ore ed è già considerato un atto eroico, tipo le barricate delle cinque giornate di Milano. Forse non è neanche più il caso di preoccuparsi, di interrogarsi, forse davvero non ci resta che piangere. MDP

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