42 anni che non vedevo tanto livor tragico, da tragedia greca, intorno alla Nazionale del pallone. Ero appena maggiorenne e sui nostri giocatori impegnati in Spagna leggevo le cose più incredibili, loro e Bearzot accusati di tutto, reati anche turpi, immondi. Poi Bearzot vinse i Mondiali e tutti fecero finta di niente. Quarant’anni dopo la meschinità anche stupida dei giornalisti non ha fatto un solo passo in nessuna direzione, si direbbe eterna e generazionale, però chi la alimenta si è fatto più furbo e un po’ perché memore dell’antica disfatta, e un po’ perché nel frattempo i giornali, formalmente liberi, in realtà fanno capo al coacervo di poteri pubblici e privati, istituzionali, per cui non si può toccare nessuno, se non per killeraggio autorizzato, se non si vuole incappare nell’ira funesta del politico camorra di turno. Il senso di tregenda però è intatto ed io riscopro quegli accessi di volgarità anche infantile, miserabile. Non è, non può essere una colpa non essere sempre i più bravi, non li puoi mandare al rogo se fanno quello che possono, poco, essendo una compagine di mediocri e di zoppiconi: altrimenti l’idea stessa di sport, che si basa sulla sfida, non trova più ragion d’essere. Se mai si può dire, pacatamente, col dovuto distacco, che tutto in questa Nazionale risulta vagamente indisponente. Abbiamo letto che i calciatori non vogliono rinunciare alla play station, che erano pronti a scioperare contro il mister se gliela toglieva. Immaginatevi campioni – uomini come Riva o Rivera o Zoff attaccati ai videogiochi, per tacere di gente come Benetti che si sarebbe mangiato la consolle con quei denti da falciatrice. Danno tutti un senso di vittimistico, di patetico, e anche, diciamolo pure, di scarsa identità, di poco attaccamento a differenza di quelli delle altre compagini, che stinchi di santo non sono di sicuro, sparpagliati fra i club di tutta Europa, ma che in Nazionale sembrano ritrovare uno spirito di corpo agonisticamente duro, cattivo. Spalletti poi è una macchietta con quei discorsi strampalati, fumosi: chi parla così, due son le cose: o è un alienato o è un furbo, uno che la sa lunga, troppo lunga: a voi la scelta, a me sembra solo uno che deve far minestra con gli ingredienti che trova, non di prima scelta, ma finisce per combinare solo brodaglia insipida. Ma il meglio sta non in cauda ma in cima. Alla Federazione, dove c’è questo Gravina, dato per vicino ai Piddì, dato per uomo arrogante, e questo già glielo si legge abbaastanza in faccia, che però, anche se non sta bene dirlo, cura le pubbliche relazioni in modo spregiudicato: ha imbarcato i figli di politici di destra da Tajani e Giorgetti, perfino del giudice sportivo Sica che ammetteva la Juve al patteggiamento scacciaguai, e a fare cosa? La notiziola la pesco di straforo da Paolo Ziliani che a sua volta la riporta dal free lance Michele Spiezia; il ministro sportivo, in tutti i sensi, Abodi: “Non vedo lo scandalo”. Eh, no, questa storia del cognome di peso che non deve pesare ha rotto i coglioni, lo scandalo c’è e come, etico, due figli di messi lì per questioni di opportunità nel potere non faranno gran danno di per sé ma sono una vergogna ed è vergognoso che un ministro faccia la verginella. Tanto più se di un esecutivo cialtronesco che si è inventato pure il ministero del Merito. Merito di che? Andate, per dire, a vedere a Roma come le commissioni selezionano i candidati funzionari della Scuola, come promuovono o bullizzano chiurgicamente in spregio ad ogni merito e ad ogni procedura. Chiusa parentesi, le disfatte poi avvengono per accumulo, una disinvoltura qua, un “non vedo lo scandalo” là (vi pare possibile che Gravina appena arrivato si aumenta da solo lo stipendio di 8 volte e nessuno fiata?), e si arriva alla Nazionale da dopolavoro ferroviario, bel biglietto da visita. No, non è colpa dei giocatori che ci sono se più di quello, poco, non valgono, ma è colpa di un sistema che non sa, perché non vuole, allevare le alternative. Luciano Moggi è un incommentabile, ma proprio per questo quando parla di faccende poco chiare sa quello che dice; glielo fa dire Libero, giornale pluralista e garantista un po’ elastico, ma Moggi è molto amico del padrone Angelucci, come dicebamus poche righe sopra, e qui big Luciano ricorda proprio a Gravina la gabola del cosiddetto “decreto crescita”, che in soldoni sarebbe la vecchia eterna corruzione esotica, oggi istituzionalizzata, per cui invece di coltivare le scuole calcio e i ragazzini italiani, si va per il mondo a razzolare giovanotti senza talento che però costano niente, paghi uno e ne prendi quattro o cinque, con tutto ciò che ne consegue in termini di stecche e di panchine lunghe; così fai anche bella figura coi valori woke. Risultato, gli altri hanno sì le squadre piene di neri, di africani, di Dio-sa-dove, però nati in Patria, allevati come i possibili campioni che poi diventano – paradigmatico il caso dell’incredibile spagnolo Nico Williams, bello quanto bravo, un Muhammad Ali del pallone. Ecco, basterebbe forse mettere in fila diverse situazioni come queste, senza indulgere nella ripicca da giornalista coglione. Ieri alla oscena trasmissione della Rai post partita, erano passati tutti dalla lupara al piumino da cipria nell’istante stesso in cui, a 8 secondi dalla fine, il carneade Zaccagni ha trovato un gol con la bellezza della disperazione: tutti quei mantenuti in Rai che ballavano, si abbracciavano dicendo “è andata bene, che culo però”, tutti da mesti a arroganti in un lampo. Salvo tornare a sbavare alla disfatta successiva contro una Svizzera mediocre. A questo punto dovrebbero togliere il disturbo tutti, federazione, allenatore, giocatori, staff tecnico, perfino i telecronisti con la lagna della qualità, per non parlare dei guitti delle trasmissioni di contorno, tutti, nessuno escluso. Ma nessuno lo farà, perché nessuno di questi è un uomo. Rappresentativa davvero italiana, specchio di un Paese senza decenza, che ha esattamente quel che si merita, una squadra pallonara penosa, un atteggiamento da molluschi arroganti, un sistema istituzionale pronto alla mazzetta per andare avanti fin che si può, consapevole che deve salvare anzitutto se stesso. MDP (per sostenere il Faro basta una ricarica via PayPal tramite maxdelpapa@gmail.com)