Allo stabilimento dove andiamo al mare ci stanno, fisse, un paio di tavolate di ragazzini, le femmine molto belle, molto giovani, con certi costumini da pensieri proibiti. Non li ho mai visti fare un bagno, prendere il sole, sono rimasti per tutta la stagione a intisichire nella zona ristorante fra nugoli di sigarette, drink e giochi di carte scanditi da processioni di bestemmie a volume da concerto, carriettieri-style. Le più agguerrite son proprio le ragazze. Non c’è un motivo, non smadonnano come un adulto bestione (me, per esempio) alla prima contrarietà, lo fanno in modo coreografico, come intercalare, anzi come unico mezzo di comunicazione, se no sono afasici. Io li guardo e penso: questi qui sono capaci di tutto, di scannarsi tra loro come di sterminare le rispettive famiglie. Anche il diciassettenne di Paderno Dugnano doveva essere uno così, e ha fatto fuori padre, madre e fratellino. Una famiglia di medio benessere, la villetta, l’impresa edile. Perché lo ha fatto? Nessuno lo dice perché nessuno lo sa e nessuno lo sa perché neanche l’assassino sa, non c’è un motivo, c’è solo il buio di una pulsione, come per il balordo che ha trucidato la povera barista nel Bergamasco: “L’ho vista, l’ho accoltellata, però prima le ho chiesto scusa”. Ecco, questo è agghiacciante, il male senza neanche il piacere demoniaco del male, senza la sua banalità, il male inconsapevole, lobotomizzato. Che vuoi stare a cercare ragioni, spiegazioni, questi sono zombie che uccidono per atto fisiologico, tipo mangiare o cagare, non ci pensano prima e non ci pensano poi. Convinti, questo sì, di non aver fatto niente di speciale, niente che meriti una pena infinita. Difatti il mostro di Paderno lo hanno mandato subito in una struttura per minori, accudito e coccolato. E difficilmente passerà dal carcere, perché subito l’avvocato ha invocato la perizia psichiatrica. Ma non è scemo questo e, checché ne dica l’informazione da vomito, non lo era il balordo Mussa che si è nascosto per un mese, si è truccato, ha cambiato aspetto, riuscendo a depistare a lungo gli inquirenti. Questo fa paura, il male casuale, che non pensa, altro che gli animali che il “male” non lo fanno se non spinti da un impulso naturale. Qui di naturale c’è niente ma un niente comprensivo, complice: in un certo senso è vero che “siamo tutti responsabili”, per dire di un sistema sciagurato che non sa intervenire prima, non sa trasmettere alcuna severità, non ha alcuna voglia di raddrizzare e men che meno si accolla il compito di far giustizia poi. Perché questi andrebbero tolti di mezzo, discretamente ma in modo definitivo ossia l’unico modo civile possibile. Invece queste larve feroci sanno, o almeno intuiscono, che la faranno franca, anzi diventeranno famosi e magari per loro si apriranno le porte di una riabilitazione lucrosa, in politica o nello spettacolo. Magari il mostro di Paderno si era convinto di aver trovato la strada più facile per Sanremo, i talent o una dimensione influencer. Tarati, sì, ma non per nascita: a livello sociale, di una società che per non guardarsi dentro, per non ammettere la vergogna in cui affonda, ha scoperto il giustificazionismo psichiatrico. E perché questi dovrebbero porsi il problema dello scempio che fanno? Nessuno fa da argine, nessuno li piglia a calci in culo o gli fa sputar sangue dopo un macello: scatta subito il don Mazzi di turno, ed è stato coniato uno slogan ignobile, “Nessuno tocchi Caino”, che a me pare veramente satanistico. Quelli che torturano animali indifesi e fiduciosi addirittura arrivano a vantarsene e insultano chi soffre, minacciano, promettono nuove vittime. E nessuno fiata, nessuno li va a prendere per appenderli. Conosco almeno tre casi di adolescenti responsabili di molestie pesantissime, ossessive verso coetanee che non vogliono più saperne: le famiglie, da una parte e dall’altra, sanno tutto, nessuno si muove, la polizia non interviene, regolarmente la madre del potenziale femminicida lo sostiene, polemizza se dicono al figlio di smetterla, lo incita nelle molestie. Credetemi, non è mai vero quando una donna viene scannata che nessuno se lo aspettava, sono sempre tragedie annunciate, perfino attese. Questo fa paura, il male endemico, neanche carsico, serenamente alla luce del sole, dentro di noi, in mezzo a noi, che può colpire ciascuno di noi in qualsiasi momento, senza preavviso, senza motivo, con la faccia di un coglione segaiolo di sedici, diciassette anni. E lo esaltano, perché questo è: il male esaltato, fanatizzato. Tutti a chiedersi la ragione che ha scatenato il minorenne macellaio del suo stesso sangue, ma è importante? No, l’unica cosa che sarebbe davvero da capire è il modo migliore di cancellarlo. A proposito. Italiano il balordo del Mali, italiano il balordo indigeno di Paderno, ma l’informazione debosciata, da taxi, ha già cominciato a usare il massacro del bianco per coprire, per giustificare quello del nero. Società fetida, informazione putrida. C’è sempre un italiano che è più italiano, l’italiano è uguale per tutti ma per qualcuno è più uguale. MDP (per sostenere il Faro una ricarica via PayPal tramite maxdelpapa@gmail)