SCUSATE MA NON CAPISCO PIU’

SCUSATE MA NON CAPISCO PIU’

Non è un gran momento per me, l’ho detto anche al mio amico sacerdote ma lui è un prete razionalista e mi ha risposto: “Ma tu non scrivi per mestiere? E allora scrivi!”. Ma don Mario, se scrivo mi deprimo. “Scrivi lo stesso”. E allora mi provo, però buttandola in grottesco, tanto non ci resta che ridere. Scriverò, per cominciare, che un amico mi ha confidato che il centrodestra è felice come chi si è salvato dal Titanic pur affondando: avevano un fottuto terrore di vincere a Roma e invece è andata bene, è stata una Caporetto. A Milano non ci hanno neanche provato, sapevano di non avere possibilità, a Torino per poco non capitava la catastrofe, ma poi si è messa bene e hanno perso. A Roma all’inizio Salvini e Meloni erano sconcertati, date le divisioni a sinistra. Ma quando hanno visto le gaffe del loro candidato di pezza si sono rasserenati, hanno capito che il futuro era luminoso. Per questi Roma è troppo incasinata, è incurabile e in mano alle mafie zingare venute dall’Abruzzo o cresciute in città come la Banda della Magliana, che non muore mai, e ogni amministrazione deve scenderci a patti cioè adeguarsi, fare quello che vogliono le cosche. Il sindaco a Roma è un prestanome. Poi, sempre a proposito di fantapolitica, scriverò che abbiamo un ministro di pubblica sicurezza secondo il quale i poliziotti picchiatori stanno a verificare la forza ondulatoria dei blindati. Proprio così ha detto. È un curioso ministro, questa Lamorgese: i fascisti li lascia fare perché sono pericolosi, menano, i portuali seduti col rosario fra le mani invece si possono tranquillamente legnare e affogare con gli idranti. E il capo della Cgil applaude, dice che il loro sciopero è una vergogna, che le manifestazioni contro il governo vanno proibite e i facinorosi hanno avuto quel che meritavano. Quindi si fa una passeggiata sottobraccio, tutto fiero, col primo ministro Draghi, un banchiere, salvo proclamare da un palchetto che la proprietà privata equivale a uno stupro. Poi dice che uno si deprime a scrivere. Ma come fai a raccontare quello che non capisci tu per primo? Perché non lo capisci più, non ti orienti, ti pare tutto folle, un incubo, un mondo ribaltato. Eri convinto che i sindacati stessero, almeno a parole, coi lavoratori e invece scopri che i lavoratori per i sindacati vanno bastonati. Eri convinto che lo sciopero fosse un simulacro, un totem intoccabile e ti accorgi che no, è un diritto da limitare, da negare all’occorrenza, sempre per bocca dei sindacati. Che deve dire uno che scrive da 30 anni “per mestiere”, come dice l’amico sacerdote? Ma andiamo avanti. C’è un supermanager caduto nella polvere, finalmente, si tratta dell’ex onnipotente Arcuri cui è stata delegata la gestione completa dell’emergenza pandemica. Questo Arcuri, un genio che segue una trentina di incarichi, tutti profumatamente remunerati, ha comperato 800 milioni di mascherine dalla Cina al prezzo di 1,2 miliardi, salvi i 67 milioni di tangenti spartite da alcuni faccendieri tra i quali un ex giornalista Rai, mentre la sanità pubblica, penalizzata da carenze strutturali, non riusciva ad arginare i contagiati e li vedeva morire a ondate. Mascherine definite da quelli che dovevano testarle “di merda”: schermavano nella misura del 6%, erano micidiali, “se uno la mette si infetta di sicuro e trasmette il Covid”. Arcuri l’ha imposta a ospedali, scuole, pubbliche amministrazioni, privati cittadini. Ne sono avanzati 230 milioni e il successore, generale Figliuolo, con la penna da alpino sul cappello, vuol rifilarle ad altri comparti burocratici. Intanto sono morte 130mila persone per mascherine killer e mancanza di cure domiciliari, ma i media indipendenti non se ne accorgono, in compenso sono scatenati nella damnatio per chi non si prostra al vaccino e al greenpass, misura unica al mondo che di fatto impedisce di lavorare, spostarsi, esistere. Ha detto Draghi con umorismo bancario: ringrazio tutti i cittadini che si sono convinti. Il nostro Arcuri è stato indagato per peculato e abuso d’ufficio, insomma avrebbe rubato: è spuntata una interessante corrispondenza elettronica con Ali Baba, il colosso della distribuzione cinese il cui capo Jack Ma, che è come il Bezos di Amazon ma molto più grande, si era montato la testa al punto da stufare il dittatore Xi Jinping che lo ha fatto finire in disgrazia. Fatte le debite proporzioni, modestamente come Arcuri, che, convocato dai magistrati, pare abbia detto: signori, o qui la chiudiamo subito e senza conseguenze, o io debbo fare i nomi di quanti mi stavano dietro lungo la via della Seta e cioè: Di Maio, Conte, Grillo, D’Alema, Bersani, il loro burattino Speranza, su fino a Mattarella. Vi conviene? I giudici avrebbero risposto che ci penseranno. MDP

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