C’è voluto toccasse a uno di loro, come sempre. Frecciarossa fermo alle porte di Roma, due ore di pena dantesca, niente acqua, niente aria, la gente che sviene, si sente male ma siccome a bordo c’è l’ex ministro Franceschini, uno della casta, un eterno, e se ne lamenta, allora il ministro dei trasporti Salvini “decide che vuol vederci chiaro”. Certo, scatta la solidarietà nel potere a prescindere dalle casacche. Se Salvini vuol vederci chiaro, se non gli basta la cronaca quotidiana dei supertreni misteriosamente accampati in aperta campagna per le tre, le sei ore, finché non arriva qualche corriera a raccattare i morenti, uno spettacolo indegno di un Paese indegno, se al mentore del parà esibizionista è sfuggito qualcosa, glielo spiego io, in due righe: ho preso recentemente 15 treni, tutti in ritardo, preferibilmente le cosiddette “frecce”, ma anche i regionali non si fanno negare niente. Ritardi, beninteso, di ore, non di minuti. Ad Ancona protestavo e una stronza con la divisa di Trenitalia mi ha guardato senza vedermi, come fossi trasparente, come con gli ebrei nei lager. Un collega, più umano, mi ha consentito, perché Trenitalia di fronte ai propri soprusi consente, di prendere in sostituzione un intercity al volo “ma non lo faccia sapere in giro” ha aggiunto. Se un funzionario fa una cosa giusta, rimediando a un disservizio, in Trenitalia rischia il posto. Dice oggi “l’azienda”: ovviamente tutti i biglietti verranno rimborsati. Ovviamente a Franceschini, che peraltro, in quanto parlamentare, non ce l’ha, viaggia gratis: io in centinaia di ritardi subiti e segnalati non ho mai ricevuto un rimborso, Trenitalia riceve e si degna di rispondere: “Le faremo sapere”, dopodiché sparisce. Anzi, no, una volta effettivamente il rimborso scattò; ma quando, poche settimane dopo, provai a utilizzarlo, venne fuori che “non risultava più esigibile”. Ladri e impuniti, ladri proprio perché impuniti. E chi è ladro è bugiardo. Curiosamente, i ritardi si originano sempre dagli stessi punti, e per le stesse cause: segno che è una balla confezionata, serve a coprire le vere cause, come la volta che il Brescia Napoli non partiva mai perché i macchinisti erano tutti ubriachi. Altri dicono: che volete, ci sono i cantieri, c’è l’ammodernamento. Ma i cantieri ferroviari ci sono in tutto il mondo e solo qui servono a paralizzare il traffico per giunta senza alternative, senza un piano B. Fate la prova: in ogni stazione l’altoparlante spara raffiche di posticipi, cancellazioni, ieri un amico sceso a Loreto mi raccontava di un rosario di ritardi, duecento minuti, trecento minuti, non li dicono in ore, in minuti fa meno effetto. L’eccezione che lascia quasi sgomenti è quando un convoglio arriva giusto. Non è cosa di queste settimane, prima di ammalarmi, nella primavera 2023, viaggiavo come sempre lungo la tratta Ancona – Milano e anche allora i ritardi, sempre per le stesse ragioni, accumulavano da 180 minuti in poi. Segno che se c’è qualcosa di strutturale, è proprio l’incapacità di farli girare, questi treni. Queste “frecce”. Poche ore, e si scopre la verità: a Salvini non importa niente dei ritardi dei treni e di quelli che ci crepano dentro, anzi ne approfitta perché vuol piazzare ai vertici gente sua, in aperta faida con gli “alleati” Meloni e Salvini. Bella gente, anche loro. Troppo facile la battuta che Meloni non somiglia a Mussolini neanche nel farli arrivare in orario, però che Salvini adesso “voglia vederci chiaro” è roba da plotone d’esecuzione. Comandato da Vannacci. MDP (per sostenere il Faro una ricarica via PayPal tramite maxdelpapa@gmail.com)