UNA RISPOSTA AD ALDO GRASSO

UNA RISPOSTA AD ALDO GRASSO
immagine a cura di Giuliano Fedeli

La firma del Corriere, Aldo Grasso, scrive un elzeviro spietato su Daniela Martani, tra i partecipanti dell’Isola dei Famosi in Honduras. Diritto di critica, naturalmente, ma il corsivo non è piaciuto a Stefania Martani, sorella di Daniela, che gli ha risposto contestando diverse circostanze. Il giornale non ha ritenuto di dover pubblicare la lettera, contravvenendo al diritto di replica sancito dalle leggi sulla stampa; noi la riproponiamo qui, perché il caso ci sembra vada oltre una schermaglia privata, arrivando a contemplare problematiche più generali dal modo di ricostruire un personaggio fino ai retroscena che, spesso, nel tratteggiare qualcuno sfuggono completamente. La (cortese) risposta di Grasso resta privata, naturalmente.

Scrivo come portatrice immune, perché ho già dato, di un cognome scomodo, Martani: sono la sorella di Daniela e ho letto l’attacco, forse un po’ troppo facile, di Aldo Grasso. Lungi da me difendere le scelte della congiunta e la loro inevitabile ricaduta mediatica; piuttosto, da Stefania Martani, da insegnante (i ragazzi ci osservano), mi preme correggere alcune imprecisioni. Grasso chiama novax, nomask mia sorella e questo non è esatto: lei i vaccini li ha sempre assunti in 11 anni di lavoro come hostess di Alitalia – ed era già coinvolta nelle tematiche animaliste e ambientaliste. Questo, tuttavia, è un caso speciale: Daniela – che non può replicare, visto che sta in Honduras – non è novax, è se mai scettica sul vaccino per il Covid. Ha sempre ripetuto, pubblicamente, che questo particolare antidoto non lascia tranquilli e lei non si fida; oggi noi constatiamo che la stessa comunità scientifica di risposte – e rassicurazioni – definitive in questo senso non ne fornisce. E le perplessità salgono. Daniela Martani è nomask? Questo sì, senza dubbio: va precisato però che la storia del traghetto “bloccato” da lei in Sardegna, neanche fosse una piratessa al comando di una ciurma, nasceva in realtà dal suo rifiuto di tenere la mascherina in auto, da sola, con 35 gradi, all’atto dell’imbarco: ne è sorto un braccio di ferro, del tutto evitabile, col conseguente blocco della partenza. Dopo un anno di vita mascherata, sono sempre più quelli che si comportano come lei e non senza scusanti: le mitizzate mascherine, è ancora la comunità scientifica ad ammetterlo, risultano in buon numero taroccate, inefficaci e addirittura tossiche; nonché fonte di inestricabili grovigli affaristici. Mia sorella non si è mai nascosta, ha collezionato multe e rappresaglie, ha perso impegni di lavoro, radio e televisioni non la invitano più. È stata perfino aggredita. Grasso la liquida come incoerente, a me sembra che lei paghi sia la troppa coerenza che l’incoerenza, insomma paga comunque. L’editorialista del Corriere, con poca eleganza, riassume il suo “reducismo” nel gioco di parole morta di fame/morta di fama, e mia sorella, lo ribadisco, è tenuta ad accettare anche questi puerili e indegni giochi di parole: è un gioco che si è scelta. D’altra parte è facile praticare la virtù al riparo di stipendi certi, dignitosi, di compensi che sai che dureranno. Qui, anche ad aver studiato, ti guadagni un tozzo di pane, e ti dicono pure che è un privilegio, mica un diritto. Lei, che ha scelto strade più aleatorie, anche per essersi esposta come animalista e “pasionaria”, non ha entrate, ha solo problemi. Non le interessano i retroscena, non glieli dirò. È stata chiamata all’Isola dei Famosi ed ha accettato: chi, senza alternativa alcuna, amando comunque quel mondo, avrebbe rinunciato, si accomodi. Ma se davvero dobbiamo riassumere l’incoerenza di un Paese intero in una “pasionaria morta di fama/fame”, allora mandiamola pure al rogo e così salviamo tutto il resto, anche se, o forse proprio perché, adottando certi metri etici, non si salverebbe nessuno: non i politici, non i virologi, non altri personaggi pubblici, non i giornalisti. Tutti, quasi nessuno escluso, hanno le loro giravolte, in qualche caso indecorose, da far dimenticare. E altre ne avranno, mentre quelli come lei, non li bacchetteranno per manifesta incoerenza, e, tanto meno, visto che non lo sono, perché morti di fame. Forse di indigestione, al massimo. 

Stefania Martani