TUTTI I BINARI MORTI DI UNA MADRE

TUTTI I BINARI MORTI DI UNA MADRE

Sono così tante le cose che sono successe che se le guardi dall’alto è come vedere un mare calmo dove schegge di luce impazzite si rincorrono. Perché è successo che non è successo. Non è successo che mio figlio sia stato curato adeguatamente, che sia stato inserito in stage di inserimento lavoro, che per ottenere una borsa lavoro io sia dovuta andare al csm con un avvocato, e la chiedevo da anni, e allora qualche cosa si è saputo. È successo che se hai un figlio che ha disturbi psichiatrici importanti tu non possa stare a casa, perché nessun servizio di sollievo ti viene fornito. Compagni adulti, educatori, neppure psicoterapie. È successo che da anni chiedo un progetto di vita stilato per iscritto, e fanno orecchi da mercante. È successo che se c’è una crisi tu chiami, dicono di riferire, il dottore legge e non ti richiama, anche se il ragazzo è uscito da un spdc da pochi giorni. È successo che i centri diurni per il disagio degli adulti si riducono a qualche ora settimanale, se va bene, e sono ragazzi che patiscono la solitudine e vorrebbero un po’ di felicità anche loro. È successo che per anni ho sbattuto la testa contro muri di gomma. È successo che mio figlio dopo un anno di servizio civile universale, invece di essere assorbito sia pure part time, sia pure con un rimborso spese, è stato messo fuori, perché l’anno era finito. Ed era stato un periodo d’ oro. È successo che non ci sono fondi per il dopo di noi. È successo che ho chiesto un progetto per una progressiva autonomia abitativa, il cohousing, e per anni mi hanno detto le faremo sapere. È successo che ho dovuto pagare 300 euro un compagno adulto per tre notti. È successo che una mattina mio figlio si spezza di nuovo e scappa di casa e mi chiama la polizia ferroviaria di Civitavecchia che l’ ha trovato a camminare sui binari. Che lo portano al San Paolo di Civita e lui scappa. Che impazzita dal terrore lo cerco. Che lo trovo e lo riporto in ospedale e, visto che accetta i farmaci, me lo fanno tornare a casa ancora in delirio. Che il giorno dopo il csm per la terza volta fa arrivare l’ambulanza e lo ricoverano. Che allo
Spdc lo imbottiscono di farmaci e con la menzogna che sta bene, e che lo scalaggio è terminato, dicono che lo dimettono al decimo giorno. E lo scalaggio non è neppure iniziato. Che quindi ci sarei stata io, come sempre, infermiera, badante, care giver e osservatrice degli effetti della riduzione. È successo che mi oppongo, allora dicono che forse c’ è un posto a Villa Armonia. Che seguo il trasferimento, entro, e mi dicono di indossare la ffp2 e vedo tutti con la stessa maschera, che devono tenere anche nelle loro camere. E tutti che insistono, ossessivi insistono, suo figlio è vaccinato?, No è esente, Ma perché è esente? E io non ho da rispondere davanti a un volto senza faccia coperto da una maschera fino alle orecchie ma tremo, aspetto e tremo, tento ancora e tremo e lo so che anche questo è un binario morto, lo sento già, lo sento. E se mi dicono che potrò vederlo previo appuntamento solo due volte max a settimana, quello è il capolinea del binario morto. È successo che me lo sono riportato a casa, e che da allora il suo medico curante ha deciso che lo vedrà ogni 20 giorni. Ogni venti giorni. E che mio figlio controlla ogni mio passo, ogni mio allontanamento per ragioni di lavoro, e io sto perdendo colpi anche come docente. È successo che vivo in una prigione e che costoro dovrebbero essere maledetti per il dolore che non alleviano. È successo che mio figlio prende 300 euro di pensione al mese e io sono monoreddito e pago un affitto. È successo tutto. E non succede niente.
Stefania Martani

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