LA DITTATURA DI DRAGHI

LA DITTATURA DI DRAGHI

Rese dei conti, gocce di trascurabili soddisfazioni personali nel mare di mestizia. Già in aprile scrivevo che Arcuri, l’ex grand’uomo della gestione pandemica, era indagato, alcuni mi dicevano che ero un impostore, mi incolpavano persino di aver detto che Draghi stava per cadere. Adesso si è avuta la conferma: il boss giubilato di Invitalia stava effettivamente nel mirino dei magistrati da aprile e oggi è accusato di peculato, in sostanza di avere rubato. Un miliardo sono costate le sue mascherine fasulle, che chissà quanti ne hanno infettati alimentando il virus, le misure coercitive, il dramma collettivo. Un miliardo sprecato, con tanto di maneggi e triangolazioni con la Cina. La Cina che determinava, e determina, le scelte italiane, la Cina dei D’Alema, dei Prodi che fanno da cinghia di trasmissione. Dice il dittatore comunista Xi Jinping: che bello sarebbe un QR (leggi: greenpass) totale, globale, che controllasse ogni minimo aspetto per ogni singolo individuo sulla faccia della terra. Ci stiamo arrivando e quelli come Prodi lo auspicano, supportati dalla stampa di regime. Alla dittatura pure ci stiamo arrivando, a grandi falcate. I portuali di Trieste, seduti, inermi, bersagliati dagli idranti, i cittadini centrati dai lacrimogeni. È stato già detto abbastanza sull’atteggiamento del regime che tollera o scorta i violenti, i fascisti, i fattoni da rave party e si accanisce sui miti e i disperati, impedisce loro una libertà di scelta che a questo punto, con quasi il 90% di copertura vaccinale raggiunta, non può avere altra spiegazione che la smania autoritaria. Sono stati presi in giro, i portuali, perché tenevano tra le mani il Rosario: ai progressisti, sedicenti tolleranti, l’Islam aggressivo non crea disturbo, ma il Rosario no, non lo sopportano, lo irridono, lo vorrebbero vietare. Sono segnali inequivocabili: si teorizza la censura, si incita all’odio per i dissidenti, si distorce la realtà (ieri in televisione tre direttori felloni, di Repubblica, Corriere e Sole 24 Ore sono arrivati a dire che la destra ha perso le amministrative perché violenta, estremista, irresponsabile quando è tutto il contrario, una destra entrista, debole, succube del regime di sinistra), insomma marionette ma non abbastanza, ci vuole l’opposizione che canti le lodi di Draghi. Si manda la forza pubblica a pestare chi non si difende, a reprimere il dissenso. I sindacati pretendono che gli scioperi siano stroncati e vietati, con il che si è fatta giustizia di ottant’anni di populismo proletario. E la stampa servile esulta, fomenta. Siamo, si direbbe, alle prove tecniche di qualcosa di ancora più grave e se in Italia le preoccupazioni sono di pochi – saremo in venti al massimo a denunciarle pubblicamente – nel resto del mondo c’è sconcerto, allarme. Oggi gli stupidi di sinistra come le Murgia e i Saviano non si preoccupano più per i generali al potere vaccinale, non trovano niente di strano nell’autoritarismo violento del banchiere Draghi, preferiscono la vecchia, confortevole ossessione del fascismo ubiquo, il Paese è travolto da un’ondata repressiva inaudita e loro trovano fascisti ovunque meno che al governo. Per forza, al governo ci stanno quelli che li foraggiano e li sospingono, li infilano nei giornali, nelle televisioni, gli fanno fare i loro libri che nessuno legge e anche questa della promozione degli zelanti, degli zdanoviani è sicura traccia di dittatura. A 24 ore dai ballottaggi, a Roma la sinistra una volta tanto unita ha inscenato una falsa manifestazione sindacale che nascondeva la prova di forza, la propaganda per il candidato sindaco di sinistra: volevano i fascisti appesi e intanto sfoggiavano bandiere sovietiche, cinesi, simulacri della lotta armata, slogan violenti. Quasi nessuno ci ha trovato niente da ridire e il mainstream giornalistico ha esaltato una operazione illegale per molti aspetti. In tutto questo, la destra atroce e estremista sembra intontita, non sa prendere una decisione, non reagisce, l’unica cosa che Salvini dice, con la banana in mano, è: fuori dal governo, noi? Mai! E lo dice con l’aria di chi alla sola idea va in panico. Diremmo che, mentre la polizia è spedita a randellare ogni dissenso, non scorgiamo alcuna opposizione né politica, né mediatica, né sociale. Poi possono anche cinguettare su Twitter “la lotta continua”, ma sa tanto di consolazione patetica. Il momento è orribile, mai così brutto dal dopoguerra, il Paese è stritolato fra l’incudine Draghi e il martello europeista e a questo punto non si vede neppure una America in grado di tirarci fuori; al contrario, si scorge una Cina che ha tutto l’interesse a tenerci dentro il regime che scivola nella dittatura, forse in modo irreversibile o comunque per un tempo indefinito e troppo, troppo lungo. MDP

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