AMMINISTRATIVE, LA SINISTRA FRANA

AMMINISTRATIVE, LA SINISTRA FRANA

La Destra sfonda la Sinistra e i giornali d’agenzia, compreso il sito spione Dagospia, reagiscono secondo vecchi impulsi: ah, adesso cominciano i guai, Meloni accerchiata, Meloni finita. Vivono in un altro universo, come a Sanremo. Berlusconi ci ha messo la sua solita bombetta da anarcoliberista, lui è il nonno di tutti i “qui e ora” e ha validissimi motivi per sostenere Putin, ma la gente, a parte il servo comunista Vauro che lo vorrebbe “baciare in bocca”, sa, capisce che un conto è l’Ucraina, che è e resta invasa, un altro Zelensky che è e resta un cialtrone, di quelli pericolosi. E tra l’America del neoliberismo effimero e la Russia e la Cina delle dittature ferree, malgrado le ciance continua a non avere dubbi. La verità è che una legnata così la Sinistra non la pigliava dal ’48 e con ogni ragione: la sua nomenklatura è qualitativamente a livelli sanremesi, gente che ha scoperto la via facile per arricchirsi e usa il vecchio trucco clericale, far sentire in colpa i fedeli. I fedeli dopo decenni in cui si sono sentiti, perché lo erano, bellamente presi per il culo, li hanno mollati. Che lezione trarne? La più semplice: destra o sinistra, la popolazione è stufa di prediche, di monologhi, di priorità che non esistono, di farsi svitare la testa per farsela riavvitare alla rovescia o in modo innaturale: non è il gender ormai maggioritario, non è la grande truffa verde, non sono le macchine elettriche, i “cappotti” alle case, le Grete e le signorine che per una pacca sul culo sporgono denuncia, non sono quelli iscritti da giovanissimi al Politburo, come il nostro Majorino che forse credeva davvero nella palingenesi, come diceva: c’è stata, l’hanno mandato a casa. A questo punto il sindaco arcobaleno Sala continuerà a comandare con la solita sicumera ma con vita un po’ meno facile: questi della Meloni hanno l’aria di essere più rognosi, e, per non restare indietro, i leghisti, che hanno tenuto, si adegueranno. I Forza Italia semplicemente non contano, non esistono più, sono gli ultimi soldati di un generale non più proponibile. La Moratti è stata punita per le sue oscillazioni patetiche, ma anche perché ha riparato in un comitato di ricchi di sinistra senza nessun senzo e con meno ancora speranza. Conte, il nostro Stenterello a Cortina, ha chiuso ed era ora. La sinistra radicale, dei Cospito, dei centri sociali non è pervenuta e anche questo ci dice qualcosa: che i terroristi non tirano più, lo spontaneismo armato che poi spontaneo non è mai, ha stufato come i monologhi di Chiara Ferragni e come il fluidismo. Da ricostruire la Sinistra? Diremmo che è un problema suo, che possiamo vivere anche senza, che la retorica della democrazia che si nutre di opposti, di contrasti ha fatto il suo tempo: nella meno della metà di elettori che si sono scomodati sta la conferma di due cose, che i cittadini sono disillusi e che la politica conta sempre meno. Certo, l’osso da spolpare delle municipalizzate e delle partecipate, della Rai e delle compagnie pubbliche dell’energia rimane sempre un bell’osso, ma è un affare che riguarda solo gli eletti e i professionisti del potere con sempre meno potere, sempre più obbligati a fare i conti con i poteri veri, della finanza, del neoliberismo del Bengodi per pochi e della permacrisi per molti che voleva fare a meno della politica e poi ci ha ripensato, l’ha trasformata in strumento, in esecutore dei propri voleri. E ci stanno dentro tutti, sapendolo tutti. Stando così le cose, possiamo prendere atto che non è facile oggi essere di sinistra e allo stesso tempo coerenti, ma la sinistra italiana, europea non ci ha neanche provato, si è arresa all’evidenza, si è sintonizzata sulla grande rapina impune. Pensando di non poter reggere in eterno sul gioco perverso dell’antidemocrazia democratica, del regime imposto per trascinamento, o di risacca, del potere ideologico e radicato che si difende e si perpetua al di fuori delle elezioni: nominiamo un Presidente che poi nomina un primo ministro che osserva il volere supremo del Presidente il quale blinda il governo con tutto ciò che se ne ramifica e quando la giostra scricchiola scomodiamo Benigni. Nel giro di cinque mesi, due elezioni hanno travolto la giostra e la Sinistra non c’è più; non le serve nemmeno incendiare la prateria con il garantismo strategico verso i Cospito, il risentimento da Milano a Roma per un regime autoritario e demente cresciuto sul pretesto della gestione sanitaria non fa prigionieri. Non cambierà granché, il nuovo regime di Destra non autorizza chissà quali aspettative e non è vero che sia stata premiata l’azione di Giorgia Meloni, in sé gracile, poco incisiva: è la stanchezza, diremmo l’insofferenza dell’elettore comune, che per il momento preferisce stare al gioco del lasciamola lavorare. Poi la scommessa può durare sei mesi o tre, quattro anni, sempre comitati d’affari della neoindustria volatile i partiti restano. E allora, senza soverchie illusioni, possiamo, per il momento, limitarci a prenderne atto: la Sinistra è fuori dalla storia e fuori dal potere reale. MDP (per sostenere il Faro basta una ricarica su PayPal tramite mail maxdelpapa@gmail.com)