ASPETTANDO SHANGAI

ASPETTANDO SHANGAI

Il nostro Draghi si è preso il Covid, però asintomatico. Come la sua azione di governo. No, quella di sintomi ne ha, tutti nefasti. Ti vaccini, ti ammali, non vai in Angola. Ci mandi Di Maio, che la sta cercando sul mappamondo in Cina. La vergogna dei telegiornali di regime intanto continua con la fandonia delle vacanze pasquali “tutto esaurito”, per dire che il Paese tira, che Draghi, Covid o non Covid, lo salva. Ma nessuno ci crede, i venti gelidi, siccome Greta ha sempre ragione, e quelli di guerra lasciano l’Italia congelata in un futuro dalle prospettive orrende, ultima delle quali la definitiva cinesizzazione: gli Speranza, i Ricciardi non mollano, vogliono ancora maschere, ancora lockdown, vogliono il contagio zero e la sensazione è che non vedano l’ora di ottenerlo a costo di ridurre il Paese come Shangai, dove le scene hanno dell’orrorifico. Shangai, polo tecnologico, avanzato della Cina globalizzata: ventisei milioni di persone, la metà dell’Italia, sotto chiave: vanno a prenderli in casa, li deportano, li fanno sparire, ammazzano gli animali domestici, requisiscono e la gente perfino sotto la dittatura si ribella, non ne può più. È questo che si vuole anche per noi? Sì, è questo, il governo attuale, che è la prosecuzione dei precedenti, è roba da crimini contro l’umanità e una volta di più si dimostra che la strategia non aveva, come non ha, niente di sanitario, serviva, e servirà, alla dittatura preventiva, se si preferisce a carcerare una nazione nell’assenza di alternative praticabili. Tutto fermo! Tutto morto! Bisogna tirare fino alle elezioni del 2023, la sinistra sa che la destra è destinata a liquefarsi e fa i suoi calcoli; la destra non oppone niente, non esiste la destra, esiste uno schieramento globale che al potere ci sta benissimo e non ha alcun interesse ad uscirne. Quanto alla Meloni, finirà presto come Salvini, lei e le sue incrostazioni da vecchio MSI. Tanto agli italiani, si è capito, puoi fare tutto e non si ribelleranno. Basta andare a Roma: non c’è una società, c’è un formicaio di plebe e di generone che dipende dai ministeri, dalla burocrazia e si adatta a tutto, dai cinghiali agli autobus che prendono fuoco con loro dentro; se si arrivasse al cannibalismo da strada, accetteranno anche quello. Poi si trovano nelle loro casette, nei baretti e fanno quei discorsi malati di psicanalisi stracciona, zuppi di quelle banalità che nutrono gli inconcludenti, i falliti, i conniventi. Roma è invivibile, è impossibile restarci, il resto del Paese va spegnendosi. Ci salverà la provincia? Fino a un certo punto, lì, è vero, sopravvivono i legami con le tradizioni, anche con un certo orgoglio municipale, ma la stupidità diffusa attecchisce, avvelena le menti. Se è vero che ancora tirano gli imbecilli, non del tutto innocenti, come i Freccero, i Mattei, i Vauro, per dire il partito putiniano che spaccia qualsiasi propaganda per verità alternativa. Quel cialtrone del Donbass, che si atteggia a Gesù Cristo e avalla qualsiasi menzogna in odio all’occidente globalizzato. Ma di più globalizzato di un dittatore russo che risponde a un più grande dittatore cinese, padrone della prima economia planetaria, cosa c’è? Eppure non c’è verso, lo stordimento è pervasivo e i cretini se la cavano con sillogismi da manicomio: siccome mi hanno mentito sul Covid, io tifo Putin, tanto i giornalisti sono tutti a libro paga. Tutti tranne quelli che pare a loro. Draghi si è preso il Covid, in missione non ci va ma non se ne accorgerà nessuno: la ricetta sarebbe che ci vuole più Draghi, così come per una Unione Europea latitante perfino sulla invasione che rischia di tramutarsi in conflitto mondiale, la via d’uscita sarebbe: ce ne vuole di più di questa Europa di ladri e di inetti. L’altra logica da scimuniti è che le colpe vanno spartite, che Putin sarà pure un tiranno ma mai come Zelensky che è figlio del Grande Reset. E qui davvero, cavarsela spostando tutte le responsabilità su uno solo, per quanto deficiente, è insostenibile. Sugli eccidi di Shangai si tace, si glissa, il che non disturba i fanatici e i faziosi, in questo caso l’informazione, voltandosi dall’altra parte, è attendibile, è accettabile. Su quelli in Ucraina basta dire che non sono veri, però se li fanno gli ucraini da soli con l’onnipresente battaglione Azov che è peggio della Wehermacht. Bergoglio ha dato generose prove di inadeguatezza, ma che dovrebbe dire un papa cristiano? Che la deportazione di cinquemila bambini va bene? Che bisogna credere ai balordi che negano l’evidenza per non ammettere che stanno col dittatore? E in mezzo a questi incubi è passata anche la Pasqua che non è stata una Pasqua, è stato un Natale freddo in modo anomalo, triste. Certo, c’è di peggio, ma occupiamoci delle macchiette riciclate in martiri come il portuale Puzzer che è stato licenziato siccome a lavorare non ci andava mai. Aveva fiutato la sua occasione, ma se l’è giocata malissimo tra lagrime e canti alcolici e adesso dà la colpa al sistema. Quello stesso sistema in cui voleva disperatamente entrare, ma lo ha considerato troppo idiota per far cassetta. È successo anche a quell’altra pasionaria, la Nunzianandra, la poliziotta che si vedeva talmente gnocca da credersi in rampa di lancio: la Meloni non l’ha voluta, Salvini neppure e lei è sparita. Ma presto li vedremo entrambi a qualche reality, perché la gente come loro non molla mai. MDP (per sostenere il Faro basta una ricarica su PayPal tramite la mail maxdelpapa@gmail.com)