CHI MANIPOLA CHI

CHI MANIPOLA CHI

Ogni epoca ha la sua patologia alla moda, anzi si direbbe che le malattie scandiscano i peggiori anni della nostra vita. A questo segno tocca al narcisismo perverso manipolatore, quasi sempre attribuito al maschio bianco tossico di cui costituisce il naturale completamento: c’è una vivace corrente di pensiero volta a scaricare sul mbtnmp, acronimo di maschio bianco eccetera, qualsiasi situazione, anche quando è la femme fàtale ad averlo spolpato. Un tempo si diceva: fa’ attenzione, quello è un mascalzone quella è una gattamorta. Adesso fa più fino addentrarsi nei meandri della manipolazione, naturalmente tossica. Che c’è nessuno lo mette in dubbio, io stesso, come il resto dell’umanità, ci sono cascato e mi hanno salvato i preziosi video di Serena Fumaria, che una coach sensibile e preparata. Solo che la fattispecie mi sembra leggermente inflazionata, ormai veste su tutto come i cambiamenti climatici ed è fiorito un bel giro pubblicitario e affaristico ad ampio spettro. A questa stregua siamo tutti un po’ vittime e un po’ carnefici, perché è impossibile amarsi, aversi, viversi senza un minimo di utilitarismo: l’importante è non esagerare, lasciare che tutto scorra lungo i binari di una fisiologica dinamica tra i sessi: l’amore non è bello se non è litigarello, per scomodare un altro modo di dire da boomer. Se però tutto è manipolazione, narcisismo, veleno, allora niente lo è perché una cornice, un confine, un senso della misura ci vogliono. Altrimenti non si distingue più un cretino da un criminale. Il barista di Sesto San Giovanni che ha fatto fuori la fidanzata col figlio di sette mesi in grembo, e tentava di fare lo stesso con l’altra morosa, parallela e pure lei ingravidata, e chissà con quanti altri, è stato definito un manipolatore, con considerazioni che partivano dalla perversione e approdavano a una sostanziale indulgenza: poverino, non è colpa sua, è un manipolatore. No, è un serial killer, ogni tanto va usato il rasoio di Occam su questi che usano con disinvoltura il rasoio da barbiere. A me è capitato di sentirmi accusare da una manipolatrice di manipolazione in quanto manipolato, cioè mi lasciavo giocare per tattica. Un’altra mi ha fatto sapere, con aria ispirata, di avere capito che io sono un manipolatore dal fatto che non la manipolavo, dunque avevo in mente qualcosa, dopodiché è sparita. Infine sono stato definito manipolatore per la mia pazienza, ovvero non sapevo dire di no perché mi aspettavo ampia riconoscenza e questo era manipolare. Se avessi risposto alle continue istanze con un sano vaffanculo sai quanti grattacapi mi sarei risparmiato. Amiche e amici, i figli di puttana ci sono, almeno una volta nella vita lo siamo stati tutti, santi compresi, ma il processo alle intenzioni vi conferisce patente immediata, vi iscrive di diritto al club, la fattispecie juris et de jure è aberrante, se uno vi sta sui coglioni (o non ci casca) non è lecito schedarlo come narcisista tossico punto e basta. Non potete sempre cavarvela così e in ogni caso un po’ di sana responsabilità personale non guasterebbe. MDP (per sostenere il Faro basta una ricarica su PayPal via mail maxdelpapa@gmail.com)