CRISI? QUALE CRISI? LA SINISTRA E’ ALLA FINE

CRISI? QUALE CRISI? LA SINISTRA E’ ALLA FINE

La televisione oscilla tra moralismo pedagogico e cinismo spazzatura. Ora l’invito ossessivo a vaccinarsi, ora la riproposizione circolare del farabutto di dubbia fama. A volte le traiettorie si incrociano, ma ci vuole un po’ per capirlo. Ma quando è troppo è troppo. L’ennesima spolverata delle Marchi, Wanna e Stefania, le due truffatrici anni Ottanta, ha stufato anche i più morbosi e il passaggio dalla raccomandatissima Ilaria D’Amico si è risolto in un buco mortificante: 400mila telemalati, 2,5% di ascolti. Alla Rai comanda ancora il PD, la destra ha timore anche della sua ombra, figurarsi lo spoil system. Su La7 le cose vanno anche peggio e si spiega, sono praticamente tutti della scuderia Caschetto, ex CGIL, che alimenta il moralismo razzistoide, impone facce insopportabili, personaggi da allergia come questo Soumahoro. La televisione, i media in genere, sono lo specchio della sinistra a 30 all’ora, che, non sapendo dove andare, preferisce rallentare sino a fermarsi. C’è chi dà il PD intorno al 10% e questa è una pacchia per la Meloni che, al momento, continua a veleggiare più per inconsistenza altrui che per meriti propri. A fronte di un tale sfascio, il partito superstite della sinistra ha preferito rinchiudersi ancor più nella sua paranoia e nell’egocentrismo distruttivo: discussioni patetiche e interminabili sui candidati, sulle primarie elettroniche, parole su parole e tutti che dicono: così non può andare avanti. Ma non sanno fare altro perché questo è il loro costume. Anche in senso sociologico, sono indigesti e sono fratturati: da una parte lo zoccolo duro, quel che resta della classe operaia dice: non pensate abbastanza alle politiche sociali. Dall’altra la cosiddetta generazione Z, quella dei ragazzini viziati e supponenti che rimproverano il partito di essere troppo liberista. In un paese dove la metastasi statalista non risparmia niente e si è ingrandita nei tre anni di emergenza sanitaria. Parlano per parlare, non hanno un’idea per quanto sommaria di cosa voglia dire liberismo e, quanto allo statalismo assistenziale, non ne sanno molto di più ma gli va bene così, con la politica dei bonus, dei sussidi, dei fattorini di colore che portano il mondo in casa dei mocciosi di sinistra in posa solidale. Solo che la destra, preso il potere, ha continuato la medesima politica facendo cose di sinistra ovvero tenere altissime le tasse e promettere sostegno assistenziale mentre lo toglie caricando i carburanti senza i quali la base produttiva, lavorativa si ferma. Dunque perché cambiare? Il PD si era abituato troppo bene: comandare senza investitura popolare, agire di pura lobby, di corruttela endemica, interna come a dimensione europea, imporre i suoi uomini ai vertici, presidenza della Repubblica, governo, Corte Costituzionale, alta burocrazia. Quando il gioco ha cominciato a mostrare la corda, hanno fatto in modo di bloccare il paese coi lockdown, di paralizzarlo coi greenpass. Adesso non sanno più letteralmente che fare, nella disperazione del compagno Lenin. Non gli riesce neppure l’opposizione che sarebbero titolati ad esercitare. Le opzioni per un rilancio improbabile sono agghiaccianti: o una privilegiata del tutto ignorante di vita, una che come apre bocca crea disastri, e che ha scambiato i propri orientamenti sessuali per la linea politica; o i mandarini spremuti. Qualcuno, per quanto possa sembrare pazzesco, propone Chiara Ferragni; ma prima di lei avevano ipotizzato perfino l’ex calciatore Totti, uno incapace di formulare un pensiero compiuto, con la passione per le scommesse e una inclinazione naturale per il gossip pecoreccio. Certo non è facile il mestiere della sinistra alle prese con il tramonto delle democrazie, il pacifismo bellicista, i continui choc tecnologici che rimettono in discussione tutto e ribaltano il senso stesso dei diritti. Nel caso italiano, tuttavia, diremmo che la questione sia ad un grado allo stesso tempo più infimo e più tragico: per non sbagliare, hanno deciso di negare l’impossibile, di mettere sotto il tappeto la polvere dell’attualità, di svilire l’individuo nella sua complessità. Salvo poi trovarsi spiazzati quando c’è da difendere la libertà di scelta su eutanasia, l’aborto, sessualità, lavoro, salute. La sinistra nostrana, da sempre slegata dalla realtà e progressivamente sempre più alienata, se la privi dell’unico obiettivo, il potere e come difenderlo, va in tilt; dalle contraddizioni della contemporaneità non esce, dal miscuglio tossico fra moralismo e cinismo non si salva. Del resto sembra diventato virtualmente impossibile orientarsi, discernere: fuor di retorica, davvero questa volta assistiamo a un capolinea, la fine della distinzione tra una destra e una sinistra che convergono nel privilegio dello stato sul cittadino, nell’attitudine autoritaria, nella sostanziale incapacità di sottrarsi alle pretese di stampo europeista per quanto folli. Non è questione di segretari o di classe dirigente: a questo giro tocca alla destra logorarsi nel comando (e non ci metterà molto). A quel punto, fisiologicamente, i cittadini torneranno a guardare dall’altra parte, ammesso che un’altra parte sia rimasta. MDP (il Faro chiede un sostegno anche minimo per continuare ad esprimersi in assoluta libertà; si può fare tramite PayPal via mail maxdelpapa@gmail.com)