IL SANREMO DI MADAME TUSSAUDS

IL SANREMO DI MADAME TUSSAUDS

Amadeus, il factotum della Rai che passa per giovane avendo 60 anni, può interrompere il telegiornale per annunciare drammatiche novità: che è successo? Chi è morto? Nessuno, per ora: è partita la grancassa sanremese e il Nasone deve annunciare i cosiddetti superospiti: Albano, Ranieri, Morandi. Gente che già nel 1970 era superata. Vincitrice annunciata di questo Festival balordo è la novax pentita, Madame, ma la vera madrina è madame Tussauds. Giro canale e c’è l’ultrasettantenne Mara Venier che annuncia altri revenants, la televisione italiana è una Spoon River di redivivi. Sì, d’accordo, nel mondo gli Iggy Pop, i Rolling Stones, i Dylan, quello che volete, ma qui questi secolari monopolizzano tutto, giornali, spettacolo, presidenza della Repubblica. A Sanremo i boss sono sempre loro ed è uno spettacolo agghiacciante: tutte quelle dentiere, quegli occhi già un po’ rallentati, sopracciglia sparite, le donne poi fanno sinceramente spavento: a veder sfilare una Patty, una Berté e una Vanoni in sequenza non ci arriverebbe neanche Romero. Poi per illusionismo chiamano un po’ di questi ectoplasmi giovanili, gente a scadenza, senza niente da dire, ieri, sempre al telegiornale, hanno fatto la marchetta ad uno di questi rapper napoletani obesi, che parla in dialetto perché non sa esprimersi altrimenti e dice: a Napoli i guaglioni crescono con gli adulti. La solita logora mitologia defilippiana che ha rotto le palle. Ma i giovani da questi parti nascono antichi, i rapper napoletani ricordano Mario Merola, quelli che spaccano le batterie perché è rock hanno facce da bancarellari e le loro fidanzate, come quella che ha prurito alla fregna, se ci fate caso a 26 anni già tradiscono i tratti tortelloni di Orietta Berti. Un trionfo, una cosa inaudita, si vanta Amadeus, uno dei responsabili delle degenerazione radiofonica insieme ai Pieraccioni, ai Conti, ai Linus e Albertini e a tutti quelli rimasti nell’immaginario di 40 anni fa. Il bello è che ci crede, per lui Ranieri e Morandi all’Ariston sono veramente il secondo avvento di Cristo. Ha fatto pure lo spot, lui e il Manone che corrono, perché Morandi a una certa età ha scoperto il podismo e non lo ha più lasciato. Dice che mantiene giovani. Com’è che faceva la canzoncina? Noi siamo i giovani, i giovani, i giovani, noi siamo i giovani, l’esercito del surf. Ma allegri, c’è Fiorello, coetano di “Ama”, che passa per ragazzino, giovane favoloso siccome da trenta, quarant’anni fa sempre le stesse cose da villaggio vacanze, le stesse facce, mai uno scatto, una evoluzione, l’eterno ritorno dell’uguale, del banale, il solito intrattenimento caciarone ma innocuo, nell’ultima reclame c’è lui con un idiota, “Fiore” ha sempre bisogno di spalle idiote, un tempo aveva il biscazziere, che guardano fisso e non dicono niente per un minuto o due. E tutti: che genio, Fiore, che comicità innovativa, che sbarazzino, il Fiore. Che giovane. MDP (per sostenere il Faro basta una ricarica con PayPal via mail maxdelpapa@gmail.com)