i bugiardi al potere

i bugiardi al potere

Assicura Draghi detto “Supermario”: le tasse non aumenteranno e non diminuiranno. Mente a metà, che non diminuiranno è certo, che saliranno è già in atto e non potranno che continuare. Ma Draghi parla col sorriso squamato di chi non teme contestazioni e difatti non le riceve, la sua conferenza stampa è un peana dai giornalisti asserviti, le sue visite in giro per l’Italia, dove regolarmente promette soldi che non arrivano, che non ci sono, sono accolte da osanna, in Confindustria si sono levati tutti in piedi, il capo dei vescovi Bassetti lo ha definito inviato da Dio, come si usa per i dittatori. E i telegiornali di regime spiegano che il Pil, prodotto interno lordo in cui può rientrare la qualunque, è in esplosione, roba da boom industriale anni ’60. Omettendo di aggiungere che resta comunque al di sotto dei livelli precovid, e che i nuovi rincari sull’energia avranno un peso devastante. Trecento e passa mila imprese chiuse nel 2020, non si sa ancora quante nel 2021: ma come fanno a dire che l’economia è in ripresa? Non ci vanno nel centro di Roma dove i negozi sono morti, non si avventurano nei distretti monosettoriali come quello Fermano della calzatura che ormai non esiste più? No, il comandamento del postliberismo tecnocratico è uno solo: quello che il potere dice è reale, il resto non conta. E in questo passaggio in cui la finanza immaginifica ha sostituito l’economia delle cose, il potere è la risultante di due poteri, quello politico e quello del denaro che lo sovrasta e lo assorbe. Tutti i settori sono in calo da dieci, quindi anni e in particolare negli ultimi due, interi comparti distrutti o in via di dissoluzione, ma il regime dice che andiamo “alla grande” e va bene così: ci penserà l’Europa, che però non regala niente, presta, se li presta, i soldi a strozzinaggio e in più esige riforme che penalizzano il Paese, lo indeboliscono. Come quella sull’economia green che di verde ha solo la muffa, la bile di chi dovrà pagarla. Hanno perfino riesumato la piccola squilibrata, una diciottenne col corpo e la mente di una di 12, che arriva e fa: basta bla bla bla. E questo sarebbe il suo contributo al dibattito scientifico. Ma le si è dovuto genuflettere anche il ministro Cingolani, che di energia e di ambiente ne sa e, fuori onda, sbotta: ma che cazzo mi hanno fatto fare. Ma doveva farlo, il giorno dopo a chiedere udienza alla petulante irresponsabile sono andati anche il capo, Draghi, e perfino l’immancabile Mattarella cui non disturbavano i tafferugli dei gretini esagitati all’attacco delle redazioni e dei poliziotti. E non aumentano le tasse? Ma se solo per dar retta a questa squilibrata ci vorranno trenta, cinquanta miliardi l’anno! Siamo oltre il dominio del denaro e la scomparsa della democrazia, siamo al regno della follia, alle prediche dei clown. Nel nuovo libro di Federico Rampini, “Moriremo cinesi”, si narra della durezza degli studi per i giovani figli della dittatura e delle corvée paramilitari cui vengono obbligati perfino per fare gli spazzini o i fattorini. Un metodo educativo sconcertante, certo, ma la sorpresa è che gli stessi giovani lo accettano non come un indottrinamento ma un esercizio di formazione del carattere, un rito di passaggio sul quale non mancano anche di ironizzare, sapendo però che tornerà a loro vantaggio. Qui da noi il diploma è considerato un diritto acquisito dopo il quale c’è gente che pretende la macchina da trentamila euro e se non la ottiene dà di matto, finisce dallo psicologo. Hanno perfino abolito il servizio sociale, civile che era una palestra di vita indispensabile, un modo per misurarsi con la concretezza dei problemi e dei drammi. In cambio, ci sono gli scioperi per il clima, chiaramente pretesti per gite e scampagnate, e una sorta di odio riflesso verso la propria civiltà che li vizia, li mantiene fanciulli in eterno. Però con l’aura dei martiri, dei perseguitati che, come dice Greta, la descolarizzata, “hanno fatto i compiti”, parlano con la voce della scienza e maledicono gli adulti. Ma si possono maledire gli adulti quando si è già nella maggiore età? Sì, si può se il modello è questo Alessandro Cattelan, giovane a vita, uomo di spettacolo mediocre ma bravissimo a trovarsi gli sponsor giusti. L’economia dell’apparenza, della fuffa, degli influencer che sono quelli capaci di far fruttare le truffe, foto di culi, di passere velate, di maschi coi tacchi a spillo e lo smalto spacciate a decine di migliaia di euro e poi la beneficenza a pacchi tirati dalla Lamborghini che neanche si ferma, uno lancia e l’altra riprende con il telefono. Tutto bene, cittadini, tutto bene. Il potere dei grandi non pensa a noi però ci pensa, dice che non aumenterà le tasse mentre le aumenta, che il greenpass è strumento di libertà mentre soffoca la libertà, che qui ciascuno può dire quello che vuole a patto che coincida con l’agenda globalista, europeista del potere forse distratto, ma sicuramente buono. Basta vederne le facce. Quella sorniona di Mattarella, quella imperturbabile di Draghi, quella un po’ cubista di Speranza. E quella felice dei virologi per i quali finché c’è pandemia c’è speranza: di buoni affari, di sovraesposizione e, in prospettiva, di carriera politica. Nel tempo del postliberismo tecnocrate, finanza, scienza, comunicazione e politica sono una cosa sola, un solo viluppo che i gretini in sciopero periodico fingono di sprezzare e invece inseguono, come i loro padri.

Max Del Papa

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