IL PAESE SVACCATO

IL PAESE SVACCATO

Leggo e non trasalisco: il leghista Centinaro apre a Renzi “se davvero responsabile”. Non trasalisco perché non c’è niente di anomalo, è tutto qui, l’ammucchiata è pronta, lubrificata dalla vasellina del recovery fund fantasma. La vasellina è per noi. I lettori leghisti mi provocano, mi insultano ma non è colpa mia se i loro sogni muoiono all’alba: io registro, poi se mi capita d’aver ragione, mi perdoneranno. Oppure no. È tutto qui: la pagliacciata di una crisi circense, la voglia feroce di non andare ad elezioni neppure nelle opposizioni: perché complicarsi la vita? È tutto qui, il distacco dal paese che lavora, anzi non lavora più, langue e assiste sempre meno sbigottito, sempre più rassegnato, è totale, è scoperto. Dicono: ma Salvini non l’ha detto e se non lo dice Salvini… Ed è vana fatica spiegare che certe uscite o sono concordate, ballon d’essai per tastare il terreno, oppure la Lega è un partito di deficienti in ordine sparso. Tempo sprecato perché i fanatici manderebbero giù qualsiasi boccone fetido, magari dopo “non averci creduto”. E lasciamo pur stare la dissonanza cognitiva e tutte le formule belle degli psichiatri, questa è coglionaggine quando non malafede, c’è anche chi mi scrive: ma sì, in fondo che male c’è?

Ma non è così, non è questione che “fino a che non lo dice Matteo io non ci credo”, è che nessuno si sente di fare il Cireneo e c’è una strada che soddisfa tutti: la stasi, la paralisi, che abbiamo imparato a chiamare lockdown, col linguaggio sbirresco, dei secondini. È tutto qui, la grande spartizione dei soldi “dell’Europa” se mai arriveranno, il senso di irresponsabilità generale, l’atmosfera da fine impero per cui chi può balla ancora un po’ e poi si metterà in salvo sulle scialuppe, gli altri affonderanno e lo sanno. Hanno già cominciato ad affogare.

È tutto qui, lo svacco della politica e quello dell’informazione, mirabilmente concentrato in una foto del rotocalco scandalistico “Chi”: il telepopulista Giletti che lecca le gambe della ex politica, poi aspirante soubrette Nunzia Di Girolamo, moglie del ministro piddino Boccia che è quello più rognoso nel pretendere la servitù concentrazionaria. È tutta qui la vergogna senza vergogna delle spartizioni alla luce del sole e anche del Quirinale, prendiamo il fallimentare Conte e lo spostiamo alla Commissione europea dalla quale togliamo Gentiloni, detto “er Moviola” e lo mettiamo al posto di Conte, con sommo giubilo di Mattarella. Per palazzo Chigi sono arrivati a circolare perfino i nomi di Di Maio, di Toninelli, a conferma della più assoluta e criminale indifferenza del pollaio italiano quanto a residua credibilità internazionale.

Traccheggiano tutti. Anche Berlusconi che nel gioco delle tre carte è espertissimo, anche i granitici compagni di LeU, i più determinati a non tornare fra i proletari. Non diciamo dei sedicenti responsabili, delle Binetti col cilicio, degli Arlecchini che cambiano padrone ad ogni stormir di fronde, “oggi qui, domani là” come Patty Pravo e votano in favore oggi per tradire domani. La confusione somma, il paese svaccato sta benissimo all’Unione Europea e anche a Mattarella che ne è il tramite. Di sicuro c’è solo questo, che qualunque sarà l’esito, prescinderà completamente da un volere popolare. Il Palazzo blindato in se stesso, la feccia dei cittadini zitta e muta. Pensassero a curarsi, se ci riescono.

È tutto qui: un premier dimissionario che prima di presentarsi al capo dello Stato, come vuole la prassi istituzionale, lo fa aspettare due ore perché deve farsi fare un video dal portavoce Rocco Casalino, reduce del Grande Fratello; la pletora di commentatori servi che trovano modo di spiegare, di avvalorare qualsiasi miseria e qualsiasi voltafaccia; la miseria di un ceto politico che a questo punto sembra composto da psicopatici, di mascalzoni, di maniaci. Fuori, il paese muore, letteralmente: esplosione di suicidi, di morti violente, ragazzini che si sterminano, reparti manicomiali incontrollabili, oggi una madre esasperata ha ucciso il figlio disabile di dieci anni non facendocela più. E poi quelli che si fanno fuori perché, realisticamente, non sanno più come mantenere una famiglia e bruciano nella vergogna di colpe non loro. Tutti sembrano avere perso la testa, si leggono, si vedono cose turche: il festival di Sanremo che s’ha da fare ad ogni costo, con la claque pagata e mascherata ma i luoghi della cultura, i teatri, i musei languono nella polvere. I calciatori che si offendono, si aggrediscono come neanche animali rabbiosi di fronte a spalti deserti. Per i social circola una scena incredibile ma vera e come tale indice della degenerazione di una democrazia nel suo opposto violento: una ronda di poliziotti aggredisce una poveretta perché tiene la mascherina storta ed è la femmina, l’agente donna che la prende, la pesta sotto gli occhi dei passanti che riprendono tutto col telefono.

È tutto qui. I giorni scorrono sdraiati, arresi, malati. Passati ad osservare l’indecenza, la volgarità che si compiace di sé. Questi sono giorni senza storia, senza scopo, senza cielo. Giorni persi e già un calendario non basta a contenerli.

MDP