IL PAESE TELEVISIVO

IL PAESE TELEVISIVO

Il Paese televisivo è mediamente infame. Salgo da mia madre che ha la televisione sempre accesa e stasera sta purtroppo su La7. Inguardabile. Hanno cucito una rassegna dedicata a Casalino, questo mediocre caratterista assurto ai cieli politici per le bizzarre combinazioni della storia e della Casaleggio Associati. Casalino di qua, Casalino di là, tutto il resto può attendere, la priorità del Paese è il libro di uno che si vanta di essere passato dal Grande Fratello ai vertici internazionali, che però considerava come dei reality. Gruber, Formigli, Floris, quell’altro personaggio dal nome d’arte Zoro, uno della corte piddina, tutti al cospetto del portavoce, il consigliori di Giuseppe Conte appena giubilato. Poi un medico che manda a fanculo credo un intervistatore con mascherina, ma è solo per dimostrare che i medici alternativi al vaccino sono beceri. Poi si ritorna alla giostra casalinesca.

La7, articolazione grillina, è imbarazzante, irritante nell’esaltazione paranoide di Conte, delle mascherine, dei decreti, dei lockdown, nei suoi conformisti parolai che stanno lì grazie a complicate triangolazioni fra impresari, politica e fogli di risonanza del regime. Non che nel servizio pubblico sia diverso, questi grillini cresciuti nel culto dell’antisistema, dell’odio per il Berlusconi mediatico hanno subito imparato la prima lezione: chi controlla i mezzi di comunicazione vince. E si sono accaparrati la prima rete nazionale coi suoi telegiornali farneticanti e i suoi programmini forcaioli o viscidi. Sì che si capisce subito il panico rabbioso: e adesso che c’inventiamo? Facciamo tutti i libri autoagiografici come Casalino o Di Battista?

Già, adesso sarà dura, la setta si spacca, evapora, viene assorbita dalla nomenklatura rossa, e l’avvento del nuovo messia bancario. Gli onesti si rinfacciano accuse di ladrocinio e i dissidenti vengono cacciati con la scusa che hanno fatto la cresta sulla spesa. Un marasma! Travaglio, il Rasputin a 5 Stelle, è corso ai ripari, ha riesumato il pm Di Pietro dal museo delle cere e vuole rilanciare l’Italia dei Valori coi fuorusciti di Grillo. Trovata patetica e fallimentare. Ma chi si è sentito il Paese in tasca finisce per sentirsi un predestinato e non accetta il corso delle cose. Ne esce una pantomima mortificante anche perché succedanea dei fasti berlusconiani. Ma forse aveva ragione Frank Zappa quando diceva che la politica è il ramo intrattenimento dell’industria. Marciamo allegramente verso un nuovo blocco totale, come un anno fa, con la differenza che il Paese è stremato da un anno impossibile, da errori micidiali, ma per televisione, tra un virologo e l’altro, tra una commemorazione del “primo morto di Covid” a Vò Euganeo, o a Nembro, o a Codogno, nessuno sa mai dirlo con precisione, quello che importa è Casalino che piange, che ride, che promuove la sua fatica letteraria, “è già disponibile su Amazon”. Poco o nessuno spazio invece, almeno per La7, sul docente del PD che ha appena definito Giorgia Meloni vacca, scrofa, rana. Pare che il professor Gozzini abbia ricevuto congratulazioni private da non pochi progressisti in servizio permanente effettivo; di sicuro le suffragette del sessismo non fiatano, gli intellettualini organici e mantenuti sono distratti, lo stesso partito si volta dall’altra parte. Come l’Ordine dei Giornalisti, questa solerte, irrinunciabile sentinella della democrazia.

MDP