MA CHE CAZZO E’ QUESTO GRANDE RESET?

MA CHE CAZZO E’ QUESTO GRANDE RESET?

Il Grande Reset ha preso il posto del Grande Vecchio: un’entità misteriosa, evanescente, ma che decide le sorti dell’umanità. Non ha volto, ma è infallibile: qualsiasi distruzione, sciagura, calamità, pandemia porta la sua firma, è una profezia che si autoadempie, l’eterno “avete visto, ve l’avevamo detto”. Grande Reset per dire la immensa ridefinizione di 8 miliardi di persone, come se il mondo fosse una tavola da apparecchiare e non l’enorme casino effervescente fatto di potentati, circoli esclusivi, accordi inconfessabili ma anche alleanze che si disfano, cigni neri, eventi imprevedibili che ribaltano il corso della contemporaneità. Tutto deciso prima! Tutto perfettamente orchestrato, le crisi dei subprime, i terremoti, l’avvento dei mediocri, il greenpass, il vaccino. Anche il virus cinese? Anche quello, però sia chiaro che non è cinese, viene dall’Occidente. Tutto predisposto, sugli yacht al largo nell’oceano, nei bordelli esclusivi, nei palazzi lugubri, massonici, nelle caverne dove si rifugia il Male. Una non spiegazione che spiega tutto e non necessita di logica, l’eterno “io so, ma non ho le prove” di pasoliniana memoria. Le prove, in realtà, i fautori del Grande Rimescolamento le portano, a modo loro: prendono alcuni dettagli, alcune coincidenze, alcune situazioni reali, li ricamano insieme e concludono: è in atto il pandemonio, lo sconvolgimento del mondo. Non una distruzione creatrice, alla Schumpeter, ma una distruzione regressiva per cui, i resettari fobici sono convinti, ha sola responsabilità e mano l’Occidente. Quale Occidente? Quello in declino da alcuni decenni? Quello delle cattedrali da bruciare, della storia da revisionare, della cultura da cancellare? Quello delle statue da abbattere, del linguaggio da riscrivere, dell’arte da distruggere? Quello del perenne autodafé, partito in America negli anni ’60, quando gli illuminati studenti di Berkeley potevano permettersi il lusso di odiare la società che permetteva loro di contestarla; che, essendo autoritaria, antidemocratica, lasciava facoltà di dissenso fino all’autolesionismo? L’Occidente fascista, repressivo, da eliminare in luogo delle democrazie tolleranti, evolute in Cina, in Unione Sovietica, in Vietnam, nei regimi sudamericani o in quelli tribali africani. Un vezzo ipocrita, spacciato per autocoscienza da intellettuali felloni, diventati di vaglia e facoltosi per non vedere, per mistificare, per propagandare l’idillio di Ho Chi Min, di Castro, di Mao. Delirante, ma a presa rapida: nel decennio successivo, decennio di sangue, fu il collante che univa, particolarmente in Italia, ma anche in Francia e in Germania, le estreme di destra e di sinistra, antiatlantiche, antioccidentali per istinto e per calcolo, una legata allo spiritualismo magico e alla religione preconciliare, l’altra sedotta dalla rivoluzione perenne. Un odio per il mondo libero, relativamente ma accettabilmente libero, che non piaceva più, troppo laicizzato o non abbastanza, comunque da abbattere. Un odio che non si spegne mai. La globalizzazione è stata una scommessa persa, ma la sua invenzione, un mondo collegato dai traffici e dai mercati, non scopriva niente, c’era già ai tempi dell’Impero Romano e poi di Carlo V sul cui regno “non tramontava mai il sole”. Di nuovo, in quel 1982 in cui venne coniata la parola, c’era la propulsione tecnologica che consentiva la finanziarizzazione totale da cui il definitivo predominio della tecnica sull’umanesimo, dell’economia sulla politica; la sconfitta definitiva della visione di destra, il trionfo dell’impostazione marxista. Con la lieve differenza che il prevalere dell’economia avrebbe accentuato gli squilibri, ucciso la lotta di classe, consegnato il governo degli stati a tecnici mediocri e di modestissima visione. Ciò che la sinistra è stata bravissima ad assecondare, arricchendo le sue élite dietro il paravento di un populismo sempre più esasperato e censorio; la destra, in eterna subalternità culturale e moralistica, avrebbe finito per seguire, come puntualmente avvenuto. Non potendo, non volendo nessuno fare i conti con la realtà, alla fine ci si è inventati questo Grande Reset, questa nube tossica che presenta alcuni vantaggi: spiegare l’inspiegabile, convincersi di avere sempre ragione pur in assenza di riscontri, alimentare il disfattismo esoterico, ma pure conservare l’antioccidentalismo peloso al prezzo di sposare il pensiero idiota: i feticci del Grande Reset li fanno tutti in Cina? I virus vengono tutti dalla Cina? Gli espansionismi hanno matrice cinese e russa? La guerra delle fake news viene vinta a mani basse dalla Cina? La Cina è il subcontinente più capitalista al mondo, sia pure avvolto in una dittatura comunista? Non fa niente, non è così, tutto è colpa è dell’Occidente, della Nato, del generale Custer, dell’Europa che non esiste, degli ucraini che resistono, di Zelenskji che è un guitto, mica come Grillo. In Cina, come in Russia, prendono i giornalisti dissidenti e li fanno sparire oppure li riducono a larve? Ben gli sta, siete tutti giornalai, se avete mentito sulla pandemia mentite su tutto, è il Grande Reset che vi paga. I teorici, più o meno improvvisati, di questo invincibile schema a tavolino che tutto comprende e tutto corrode, continuano a considerare l’Occidente, dagli Stati Uniti fino, discutibilmente, alla Turchia, come la matrice di ogni disegno perverso, quando l’Occidente versa in una crisi probabilmente irreversibile, soppiantato precisamente dalla parte del pianeta che appoggia o per lo meno non avversa le smanie egemoniche di Putin: la Cina, la Russia pour cause, l’India, altri stati tirannici; tutti insieme assommano la maggioranza della popolazione e la Cina da sola è la prima economia del pianeta; ha investito miliardi su miliardi in propaganda antioccidentale e i risultati si vedono. In Italia usa dire che c’è il pensiero unico in favore dell’Ucraina, come se non fosse un paese sovrano attaccato e distrutto da un autocrate, ma la realtà è che i putinisti sono i più aggressivi e conquistano sempre più spazio nel dibattito e sui media, inclusi i social. Ci sono personaggi emergenti come questo professor Orsini che vengono pagati per andare in tre o quattro trasmissioni a giro, fatturando diecimila e passa euro la settimana, a dire che bisogna smetterla di criticare Putin, che “noi” non siamo meglio di lui, anzi siamo tutti Putin. Più evidente di così! Ma gli apostoli del Grande Reset non se ne accorgono, rompono i coglioni su Twitter, nel loro delirio gli sta bene un estremista che approva un invasore e magari auspicano la censura per chi non concorda. Poi, se gli ricordi che in Ucraina ormai bevono le pozzanghere e macellano i bambini, fanno spallucce, negano, tirano fuori gli sterminii del passato “su cui nessuno ha mai detto niente”, loro compresi, ma tu pensa che razza di consolazione, e inesorabilmente ripetono che la vera dittatura sta qui e il resto è tutta propaganda dell’Occidente. Del Grande Reset. MDP (chi vuole sostenere il Faro, che non dipende da nessun reset grande o piccolo e da nessuno è pagato, se non dai lettori, lo può fare con una ricarica via Paypal tramite la mail maxdelpapa@gmail.com)