MISERIA DI UNA ELEZIONE

MISERIA DI UNA ELEZIONE

L’immagine simbolo di un Paese finito è la senatrice a vita Elena Cattaneo che si presenta a votare il Presidente della Repubblica in stampelle per essere stata pestata da scippatori nordafricani nella Milano inclusiva di Sala. Ma come sei tetro, ma smettila con queste tue visioni disfattiste, sono cose che capitano, no? Sarò cupo io, ma cosa pensare del Bossi sospinto in carrozzina? Dei catafalchi, delle urne cemeteriali, del drive-in, dei parlamentari positivi al Covid che votano in macchina, con la mascherina naturalmente, tutto per non dire, ma per far capire chiaramente, che nessuna legge è uguale per tutti, che il popolo infetto deve stare chiuso ma i “grandi elettori” no, possono, debbono andare a fare il loro dovere, eleggere un altro dei loro, uno che blinderà il loro sistema? E non sono grandi elettori, sono una massa di merda impastata col lievito della corruzione politica, del clientelismo mafioso. Uno su quattro nel frattempo ha cambiato sponda, facce da mascalzoni, da farabutti, da depravati, ma nessuno vuole la fine anticipata della legislatura, nessuno vuole giocarsi il mantenimento a vita dopo che sarà tornato nel girone infernale degli umani. E ci vuole il coraggio infame dei notiziari di regime per sforzarsi di consegnare una parvenza di sacralità a un indegno mercato delle vacche. Tutti lingua in bocca con tutti, massime Salvini che ha dimostrato meno dignità delle signorine di marciapiede. Draghi, il nonno delle istituzioni, che chiama e si fa chiamare dalla qualunque, lui il Colle lo vuole a qualsiasi costo, dovesse anche svendersi la madre dopo il Paese. Intanto anche Ita, novella compagnia di bandiera, cambia bandiera, passa alla tedesca Lufthansa. Oggi ho polemizzato in diretta con il comunista incorreggibile Marco Rizzo, che tutti trovano simpatico anche se un po’ stalinista, anche se la democrazia cinese gli pare il meglio che il mondo può offrire. Ma come dargli torto quando osserva che Draghi è il trionfo della Finanza, dei Mercati che determinano la politica, ridotta a un ruolo ancillare? E sarà sempre stato grossomodo così, ma assistere alla luce del sole a manovre, intrighi, ricatti, voltafaccia, nomi bruciati, è qualcosa che induce al vomito: neanche più lo scrupolo dell’ipocrisia borghese, del secolo borghese, che certe miserie le teneva in camera caritatis. E i peones che su Twitter si vantano: sto andando a votare, chi vi piacerebbe come Presidente? Oh cazzo, ma lo chiedi a noi? E a che serve il nostro parere di reclusi, di impediti ad uscire per un tozzo di pane o un paio di mutande? Il Paese è morto e non lo sa, non vuole saperlo. Letta prima annuncia che spezzerà le gambe ad ogni e qualsiasi proposta del centrodestra, poi va a inciuciare con Salvini. La Meloni, scomparsa dal radar, tira fuori Carlo Nordio, ma fuori tempo massimo: c’era da illudere Berlusconi, al solo scopo di ricattare Draghi, il liquidatore dell’Italia. Ma la Giorgia patriota lo voleva al Colle senza discussioni fino a due settimane fa. Draghi oggi non lo vuole più nessuno salvo entità impalpabili e oscure come la Finanza, la Borsa, l’Unione Europea dei ladrocinii e dei fallimenti. Se solo se ne fossero accorti prima! Quando partecipo a qualche trasmissione, mi trovo invariabilmente con qualcuno che un anno fa invocava Draghi come il salvatore della patria (e già allora ci litigavo): adesso sono i più scatenati nell’odiarlo, fosse per loro lo appenderebbero a capofitto. Ma che faccio? Torno sempre a rivangare sulle miserie di aspiranti consiglieri, leccaculo nati, che per tutta la vita non fanno che cambiare padrone? Va in scena uno spettacolo nauseabondo, a metà tra il Grande Fratello e Uomini e Donne: una donna, una donna, ci vuole una donna. E perché? Che senso ha? Non ci hanno spappolato il cervello con la storia che i sessi non esistono, che uno è quello che si sente nel momento in cui si sente? E come potrebbero prenderla i transessuali? Due mesi di trattative, come le chiamano, hanno fatto fuori più papabili di una guerra e la sensazione è che tutti vadano in cerca dell’uomo, col lanternino come Diogene. Ma forse i giochi sono fatti e questa è tutta una pantomima. Di sicuro c’è una cosa, chiunque verrà eletto non farà il bene dell’Italia ma del sistema, sarà uno dei loro e agirà nella solita logica camorristica. Inclusivo per il potere, divisivo per 60 milioni di sudditi. Mi è stato chiesto un nome, ho buttato là Riccardo Muti, ma più come provocazione. Ho risposto poi che mi andrebbe bene chiunque con la follia del buon senso, uno che, appena nominato, si presentasse a dire: signori, la pagliacciata è durata fin troppo e la chiudiamo qui: basta con lo stato concentrazionario, basta con le viroputtane (ambosessi), coi ministri sghembi e carogna, coi consulenti criminali, con le mascherine fin sul culo, con la psicosi del raffreddore. Ci sarà da ricostruire tutto, come in guerra, e non sarà facile. Nessuno ci aiuterà ed è per questo che dobbiamo rimetterci all’opera, senza piagnistei, senza scorciatoie, dandoci una mano l’un l’altro; davvero inclusivi, e non per dire. Ma anche questa è poco meno di una provocazione o, se volete, il sogno di un depresso che non crede più in niente e meno che a tutto crede a un Paese che non c’è più, che non offre più niente da salvare, che assiste incantato, stordito, a una liturgia elettorale già oltre il grottesco. (grazie, sempre, a chi sosterrà il Faro con una ricarica via PayPal tramite la mail maxdelpapa@gmail.com: altro ossigeno non c’è, la possibilità di continuare a scrivere fuori dai denti dipende esclusivamente da voi) MDP