NELLA PROTESTA DEI PORTUALI QUALCOSA PUZZER

NELLA PROTESTA DEI PORTUALI QUALCOSA PUZZER

Tempi duri per gli esperti di comunicazione: ormai durano come un Morisi su Twitter. Stefano Puzzer, il rude e angelico portavoce degli eroici portuali di Trieste, saluta e se ne va: non è più coordinatore, si assume, virilmente, eroicamente, le responsabilità della comunicazione ad minchiam e, “seppure mi hanno pregato di restare”, lascia. Alla salute dei tanti che mi hanno scritto, “sei disinformato”, “sei in malafede”, risulta sempre più evidente lo sbando. Perché lo sfascio comincia sempre dalle defezioni, dai difetti di espressione. “Ero quello più esposto perché so parlare”, dice Puzzer, vicepresidente del coordinamento, e figuriamoci gli altri. “Stefano Puzzer non è il dio di nessuno”, e siamo già al delirio in terza persona. Però i fideisti non hanno dubbi: “Non si molla, si va avanti”. Lui di sicuro, ha mollato perché già stordito dalla notorietà, lo vedremo presto oscillare tra un Grande Fratello e un Parlamento come un Cecchi Paone più macho. Ma voi, voi groupie, voi fan, avanti verso dove? “Ah, ma resta il presidio”. Sì, il presidio. Fino a mercoledì, poi via anche quello. Il porto resta aperto, la protesta è sospesa, il 30 vanno in gita al Senato, da madama Casellati, ad assaporare il profumo del potere, del quale sono già drogati, il coordinatore lascia, gli stracci volano. E volete ancora illudervi che “la lotta continua”? Le parole sono importanti e i gesti pure. Puzzer, il tribuno non dio ma in rampa di lancio, non ha neanche parole proprie, ha fatto proprio lo slogan “la gente come noi non molla mai” che è preso da una canzone di Renato Zero. Non mollerà mai, ma lui si è già messo in lista. A vederla in una prospettiva freddamente analitica, il masaniello Puzzer è stato fatto fuori per avere rovinato il senso di una protesta, per avere comunicato da analfabeta o da incosciente. Ma la verità è un’altra, è che dopo avere annunciato “la battaglia è vinta”, quando era il contrario, perché la trattativa con il potere è andata come doveva andare (per il potere), si sono accorti che il messaggio era devastante e hanno provato a rimangiarselo. In modo maldestro, ma con la piena responsabilità di tutti o almeno del gruppuscolo di vertice. Così finisce la fulminea avventura dei portuali di Trieste, i vendicatori del greenpass subito blanditi dal reality della vita. È dura scaricare tutto il giorno, molto meglio il tepore delle buvette, degli studi televisivi, delle aule parlamentari. Vedrete. Dice Puzzer che piuttosto di piegarsi alla logica del lasciapassare se ne va a consegnare le pizze, a fare il rider. Non lo farà mai e le pizze gli verranno consegnate insieme agli stuzzichini. Vedrete. MDP

SOSTIENI IL FARO CON UNA RICARICA VIA PAYPAL