NOSTALGIA CANAGLIA

NOSTALGIA CANAGLIA

Cosa credevate dicesse questa di Cesare professoressa di filosofia del fatto quotidiano che è la riedizione di lotta continua? Il comunismo ha perso ma non è sconfitto, sta nella memoria esaltata, nella nostalgia canaglia di quanti lo praticavano o comunque lo vagheggivano e oggi lo tramandano a generazioni giovani, quanto e più idiote anche se ancor più viziate. Non più ignoranti perché la bestialità è la stessa di allora e di sempre. Cosa credevate potesse dire una che vuole liberare la Palestina da Israele, non da Hamas, e l’Ucraina da se stessa, non da Putin? Sono gli scriba di Travaglio, e non c’è niente di cui stupirsi. Sì, le degenerazioni in woke, la parodizzazione del gender, ma il comunismo rimane e alla prima occasione torna a mostrare il suo eterno volto inumano, gelido. Anni fa partecipo alla presentazione del libro del mio amico Massimo Coco, a Milano in Galleria, e Massimo è figlio del procuratore di Genova Francesco Coco, primo giudice abbattuto dalle Brigate Rosse. Arriva la allora vice sindaco, Ada de Cesaris (vedi a volte le assonanze onomastiche) e recita, testuale, la solita solfa insopportabile dei compagni che avranno anche sbagliato ma meritano rispetto e amore perché volevano migliorare il mondo. Poi se ne va. Massimo desolato, io schifato ma per niente stupito. Ogni volta che ho incontrato un reduce, la stessa giaculatoria, corretta con la solita postilla: io sono contro ogni violenza. Allora come fanno a piangere e rimpiangere una che di violenza ha vissuto? Semplice, perché per i nostalgici canaglia quella non è violenza ma eroismo, non terrorismo ma rivoluzione, non ferocia ma slancio umanitario, non follia ma dedizione. E le vittime non erano vittime ma complici dello Stato reazionario, intralci lungo la strada della escatologica comunista, come tali da rimuovere, da abbattere senza tanti scrupoli. Al limite trascurabili incidenti di percorso, fermo restando che “la rivoluzione non è un pranzo di gala”. Poi, quando il girotondo di sangue, la società censitaria provvede a riassorbire i suoi rampolli nelle università, le case editrici, i giornali illuminati, fino alla politica istituzionale. Per molti, ma non per tutti. Le di Cesare e le de Cesaris sono coerenti con le loro reali aspirazioni giovanili, solo furono più astute nel non lanciarsi nel salto esistenziale definitivo. Più in generale, c’è tutta una generazione reducista relativamente innocua in tempo di pace, non giureremmo altrettanto in temperie tormentate, in quei foschi e torbidi cortocircuiti sociali che poi consegnamo alla storia come anni di piombo. MDP (per sostenere il Faro una ricarica PayPal via maxdelpapa@gmail.com)