PER LUCANO SI SCATENA IL SOCCORSO ROSSO

PER LUCANO SI SCATENA IL SOCCORSO ROSSO

Mimmo Lucano, il maneggione farabutto, secondo il Tribunale di Locri che di criminali se ne intende, ha preso 13 anni ma per i compagni del garantismo killer non vale, non esiste. Hanno scatenato una faida immediata col risultato che il procuratore di Locri, Luigi d’Alessio, fa il cireneo e il pm Permunian quasi si scusa: “Speriamo negli altri gradi di giudizio”. Come dire: noi ci siamo anche andati piano, ma meno di così… Il Soccorso Rosso non si ferma mai, è lo stesso che prima spingeva per far fuori Calabresi e poi, a cadavere caldo, copriva Sofri e gli altri di Lotta Continua e non avrebbe mai smesso per i successivi 50 anni. Copriva anche gli assassini dei fratelli Mattei, di 22 e 8 anni, bruciati vivi e i Fo, le Rame e il resto del Soccorso Rosso lo sapevano benissimo e li nascondevano, li facevano fuggire così come avrebbero fatto con Cesare Battisti, il terrorista. Mai una parola di condanna dal Soccorso Rosso per brigatisti e simili, sempre comprensione, complicità, non solo morale. Dicono le anime belle, che in realtà sono anime morte: le carte, bisogna leggere le carte, le motivazioni. Ma sono i primi a non volerle leggere o capire. La malafede è evidente, ed è terribile. Non c’è bisogno di sciropparsi migliaia di pagine, faldoni su faldoni, questo non lo fa nessuno, bastavano le risultanze d’indagine: “Ho debiti colossali, ne ho fatte di tutti i colori, se non mi candido sono finito” diceva Lucano, il santo dell’accoglienza che aveva fatto della Libera Repubblica di Riace, libera dalle leggi, un suo feudo, coi suoi fedelissimi, sempre gli stessi mentre gli altri, carne da soldi e da macello, li segregava in condizioni miserabili. Anche la sua compagna è stata condannata, ma per gli ultras del Soccorso Rosso questa è la prova dell’accanimento: “Si processa il Bene”. Tra questi ha voluto dire la sua il Padrino del mondo solidale don Ciotti: se i reati sono a fin di bene non si processano. Replica il procuratore d’Alessio, toga orgogliosamente rossa: il bene prescinde dal codice penale? Il compagno Mimmo delle leggi se ne fotteva e, a mettere insieme tutti i capi d’imputazione, le pene avrebbero sforato tranquillamente i 15 anni ma la pubblica accusa non se l’è sentita, tanto era potente Lucano, tanto erano pericolosi i suoi sponsor. Altro che uomo solo, isolato, torturato. Tale è la sfiducia nella magistratura, che molti sospettano una recita perversa in modo da farlo assolvere meglio in appello e rilanciarlo con il crisma del perseguitato: alcuni lo temono, altri ci sperano. Ma sì, bastava constatare la malagestione dissipatoria, la spregiudicatezza, bastava scorrere le risultanze dell’inchiesta Xenia. E bastava un minimo di buon senso, di realismo per capire che il libero sindaco di Riace era più un faccendiere che un pasticcione. Lucano dovrà restituire mezzo milione di euro, cosa che non farà mai, e quanto ai dieci milioni bruciati, amen. Ma i tifosi dicono: era povero, non gli hanno trovato conti in banca, e questo denota ancora una malafede che va oltre la dabbenaggine: se è per questo, anche la cassaforte – Una cassaforte? In casa del martire dell’accoglienza? – era vuota. Ma la sensazione è che in questa squallida storia di affarismo e sfruttamento sulla pelle dei clandestini, il peggio sia stato tenuto sotto il tappeto e molti temano esca. Il segretario piddino Letta si è affannato a mandare segnali di stima a uno che ha preso 13 anni per associazione a delinquere finalizzata a un mare di reati turpi, così, senza imbarazzo, e quelli del Soccorso Rosso schiumano come non mai. C’è una curiosa idea del “bene” secondo la quale basta intestarsi le nobili intenzioni e ogni misfatto è accettabile, ogni conseguenza è accettabile e a pagarla deve essere la comunità. Ma Mimmo Lucano era quello che era e se un Tribunale, controvoglia, lo ha riconosciuto come tale non lo si può mettere al rogo. In questa storia si conferma tutta la morale indecente, delinquenziale della sinistra il cui Soccorso Rosso non tramonta mai e per la quale la legalità coincide con la impunità e l’arma per giustiziare chiunque al di fuori del cerchio; un cerchio malavitoso, ma se gli togli anche questo, alla sinistra dei Forteto, dei Bibbiano, dei Riace che resta?

MDP

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