TRENT’ANNI FA

TRENT’ANNI FA

I professorini isterici come Orsini, questa sottospecie di Toni Negri, che difendono Hitler per esaltare Putin. I cinquestelle che non sono mai stati politica ma una accozzaglia di ladri e lestofanti. La sinistra che è la politica del rubare ammantata di valori corrosi. Gli altri che non sono meglio. Un livello sprofondato, una miseria indicibile, impensabile: il cronista si guarda indietro, torna a trent’anni fa, alle monetine su Craxi e poi sente quelli che dicono, ah, si stava meglio prima. Bella forza. Cosa fu quel crepuscolo degli dei, cosa fu quel tramonto di una prima Repubblica finita già con Moro? Certamente il malaffare c’era ed era pervasivo, certamente ragioni per schifarsi non mancavano, per indignarsi anche. Ed eravamo tutti indignati, dai sommi Montanelli e Bocca ai cronistini di paese come chi vi scrive, il quale però aveva almeno l’alibi, parziale, dell’ingenuità. Rubare, rubavano tutti e a man salva. Il fatto, però, è che la palingenesi per via giudiziaria non puntava a moralizzare il Paese ma a sostituirne la catena di comando. Questo lo abbiamo capito troppo tardi, salvo pochi in fama di mascalzoni pure loro e invece avevano ragione o almeno non tutti i torti. C’era, inutile girarci intorno, da piazzare la sinistra ai vertici del potere, operazione compromessa dalla variabile impazzita Berlusconi, altro predone, contro cui la magistratura si scagliò senza limiti alla ferocia. Salvo poi confluire quasi tutta nella sinistra politica che aveva risparmiato. Craxi affogava sotto le monetine, Berlusconi annaspava in una tempesta di avvisi di garanzia, Prodi negoziava una entrata in Europa umiliante, che si sarebbe dimostrata micidiale: proprio come Craxi, il cinghialone, aveva previsto. Dopodiché un perenne franare. Si stava meglio quando rubavano tutti? Sì, per il semplice motivo che i successori non hanno mai smesso di rubare, solo con un altro stile, ancora più malavitoso, più tronfio. Rubavano, e rubano, ovunque, dagli appalti all’antimafia mafiosa, dagli scontrini ai rimborsi, dalle grandi truffe bancarie ai fondi europei. Dopo Berlusconi col suo partito che non c’era, la sinistra postcomunista del Forteto e di Bibbiano, dell’immigrazione incontrollata, della sudditanza europeista, e poi la cosca di Grillo, affarista truce, fino allo sfascio leghista, all’avvento dei tecnici, mascalzoni sopravvalutati e inetti. Un presidente del Consiglio chiamato a distruggere quanto restava come Monti. Un altro letteralmente inventato dalla società di spionaggio internettiano di un pazzo. Un terzo, Draghi, che ha finito il lavoro mandando l’inflazione al 7%, distruggendo la piccola impresa, annientando i residui del ceto medio, uscendo dai limiti costituzionali per imporre un regime autoritario fanatico. Un trionfo di fallimenti, di occasioni sprecate, di miseria politica e umana, di obbedienza alla dittatura cinese. Fino a ritrovarci col partito del tiranno russo. Fui facile profeta, un paio di mesi fa, nel prevedere che, impercettibilmente, la lettura del Putin liberatore, vittima della Nato si sarebbe imposta: ci siamo, oggi i putiniani inverecondi sono dappertutto, sempre atteggiandosi a vittime. Pare che questo Orsini abbia torbidi legami con ambienti legati ai Servizi: che ci sarebbe di strano? Il gioco è chiaro, come lo è quello degli avventurieri che vanno in Donbass a pagamento anticipato, e in contanti, per mentire, per non vedere quello che c’è e raccontare quello che non c’è. E più fioccano le ammissioni, le confessioni, le risultanze impossibili da contestare, più si accumulano i massacri, con relative prove, più escono i report e le intercettazioni e le rivelazioni dei fuorusciti dal cerchio magico dello Zar a raccontare come Putin avesse già in mente tutto e non abbia alcuna intenzione di fermarsi al genocidio ucraino, più i tifosi fanno finta di niente e insistono. Sono pagati, è quella la loro funzione. Di democrazia non parla più nessuno, la libertà è diventata un reato, la sudditanza all’euromafia è scontata, e sempre più cascano nella propaganda sinorussa per cui ogni cosa a questo mondo è colpa degli Stati Uniti, dell’Atlantismo, di Biden che conta niente. Come se ogni Paese non cercasse di trarre il meglio da un conflitto. Ma chi lo ha scatenato il conflitto in Ucraina? Dicono: ma sì, ma pensiamo agli affari nostri, cosa ci interessa di quei nazisti. Non capiscono che è la rinuncia, di fatto, a quella sovranità che credono di difendere. Dicono: la globalizzazione ci rovina, ci instilla modi di pensare americani. E non capiscono che non c’è niente di più globalizzato della Cina che detta la linea anche da noi e che orienta le invasioni criminali del partner russo. Una alleanza tra due dittature è terrificante per il mondo libero, ma basta non vederla, basta scattare nel solito riflesso condizionato dell’America fonte di tutti i mali. L’America di colpe ne ha, ma il virus viene dalla Cina, la politica dittatoriale in Italia viene dalla Cina, il gas viene dalla Russia, la dipendenza al gas russo viene dall’Unione Europea e l’olocausto degli ucraini viene da Putin. Poi, a rimpiangere la Prima Repubblica dei ladroni si fa presto. MDP (sostieni il Faro con una ricarica su PayPal via mail maxdelpapa@gmail.com)