UN REGIME DA FOTTERE

UN REGIME DA FOTTERE

Calma. In queste ore sono sommerso da amici, lettori che si disperano dopo l’ennesima raffica di prescrizioni liberticide: non finirà più, dicono, e io non ne posso più. Che siamo in dittatura non c’è dubbio e del resto non lo nascondano i Letta, Gasparri, Brunetta, Orlando. Non lo nascondono neppure i sindacati, ai cui leader sono stati promessi posti di rilievo nel prossimo governo. Tutti compatti, da destra a sinistra, con uguale nostalgia, identico richiamo di un passato autoritario, fascista, comunista o socialfascista che fosse. Quel Bonaccini, che provoca, che fa la faccia ducesca! Ma cerchiamo di uscire dalla paranoia e di metterla in una prospettiva fredda, analitica. Le continue cabine di regia, che hanno già assunto una evocazione macabra, spremono norme sempre più astruse e illiberali per il semplice motivo che l’orizzonte non è, come non è mai stato, la salute pubblica ma il Quirinale: Draghi lo vuole ad ogni costo ma deve mettere d’accordo partiti che a loro volta usano il potere di ricatto: ne scaturisce la necessità di accontentare ogni volta un po’ tutti, con la inevitabile confusione di regole, di rimandi, di eccezioni. Che poi uno stato bloccato, autoritario soddisfi tutti, non c’è dubbio: ma dall’istituirlo al mantenerlo, ce ne corre. Mai come in questa epoca, la politica-Instagram si era preoccupata del qui e ora, con totale indifferenza per gli scenari futuri, per il fallout delle conseguenze, ma è una politica asmatica, che non va da nessuna parte, destinata a venire travolta dagli effetti che ha scatenato: mettere in quarantena sei, otto milioni di refrattari? Impensabile, boicottare le parrucchiere? Andranno di casa in casa, obbligare a mascherine più costose? Verranno taroccate e così via. Sempre, sotto una dittatura, la gente s’ingegna per sopravvivere e la fantasia della necessità ha sempre prevalso sull’ottusità burocratica. A meno di rastrellamenti ed esecuzioni di massa, ipotesi che certamente piacerebbe agli squilibrati come Speranza e Brunetta, ma non appare realisticamente praticabile nel mondo della finanza globale. È questione, voglio dire, di non farsi incantare. Di non cadere nello sconforto che i media di regime apparecchiano, sapendo che alla fine l’ultima parola ce l’abbiamo noi. E non c’è multa che tenga, a farle le multe ci vuole il pretesto di un attimo, ma quanto a riscuoterle uno stato ingolfato come il nostro è impotente. Senza dire che se, e tocca ripeterlo qui, migliaia, milioni di esercenti, di commercianti, di cittadini si saldano nella disobbedienza, non resta molto da fare a un regime se non rassegnarsi e rassegnare le dimissioni. Il partito dei no, stando agli ultimi rilevamenti, sarebbe di gran lunga il primo in Italia, con oltre il 30% di consensi: prospettiva che terrorizza gli altri al punto da volere introdurre il greenpass anche per votare, quanto a dire il voto obbligatorio con tanto di schedatura per chi si sottrae. Ma a quel punto? Se il 30%, pure obbligato a presentarsi, invalida la scheda, cosa resta? Sì, la dittatura c’è e nessuno lo nasconde; sì, fa rabbia e fa paura: però non fino al punto da farci sentire spacciati. Per favore, questo no. Il fronte degli esasperati cresce di ora in ora, e questo ha un peso: sentirci ciascuno solo, completamente isolato, quando i contrari sono milioni, è una contraddizione che avrà anche ragioni psicologiche, ma alla quale occorre sottrarsi. Con la mente, anzitutto: si tratta, per dirla con Camus di vivere in un mondo non libero come se la propria libertà fosse già un atto di ribellione. Significa mantenere o recuperare un senso dell’individualità, dell’integrità del proprio corpo (il che prescinde dalla scelta vaccinale o più esattamente la riporta a una decisione personalissima e autonoma), implica una sorta di atteggiamento mentale spregiudicato: questo regime è criminale, io mi muovo come un fuorilegge, perché non riconosco autorità a una banda di malfattori, alla lettera, che vogliono annientarmi come essere umano, come individuo libero. Aggiungiamo che non tutte le voci sono spente: saremo pochi, noi del circo, ma ancora qualcuno con le palle di scrivere, di denunciare, di raccontare c’è. Ancora dopo due anni. Non tutti si svendono per opportunismo o stanchezza. E anche i cittadini, i fruitori, i lettori possono contribuire, veicolando le notizie scomode e attaccando la nomenklatura, il Politburo, non con sterili invettive o con ironie a questo punto insopportabili; ma dimostrando che non riconoscono autorità in chi comanda, togliendo quel senso del rispetto che a volte sconfina nella soggezione e nel servilismo, sommergendoli non di invettive ma di critiche: non vi voterò più, non vi gratifico di nessuna stima. Sembra sterile, sembra patetico ma posso garantirvi che i cosiddetti leader politici sono drogati di consensi social e se li perdono ne fanno una psicosi. Allo stesso modo, conviene non concentrarsi sulle solite leggende complottiste, ma su poche, concrete situazioni di fatto: le norme sono in funzione dell’elezione al Colle, il lockdown è politico, i numeri smentiscono la correlazione tra non vaccinati e infetti. C’è una notizia che, comprensibilmente, è rimasta sommersa dopo essere uscita brevemente all’inizio dello scorso novembre: ha a che fare con la figlia di Draghi, Federica, già impegnata prima nella società biotecnologica Genextra con sede a Milano, poi nel board di IAB-Italian Angels for Biotech: tutte attività lobbystiche tra finanza e medicina. Oggi la 45enne Draghi sembra avere compiuto un salto di qualità col coinvolgimento in Xgen Venture Life Science, fondo comune d’investimento alternativo di diritto italiano, mobiliare, di tipo chiuso, riservato, rientrante nella categoria dei fondi per venture capital qualificati. Xgen Venture Life Science risulta fondata a giugno 2021, poco dopo l’insediamento del padre a palazzo Chigi, e alla presidenza è stato chiamato Carlo Marchetti, consigliere di amministrazione della Fc Internazionale Milano (la squadra di calcio Inter) e della Colussi. La “mission” consiste in una politica d’investimento focalizzata su start-up e Pmi innovative ad alto contenuto tecnologico e/o in grado di definire nuove tecnologie, categorie e/o evoluzioni di prodotto nel settore life science, con particolare focus sulle imprese impegnate nello sviluppo e nella commercializzazione di nuove terapie, farmaci, dispositivi medici, applicativi diagnostici e soluzioni nel campo digital healthcare. Insomma, ricerca e commercializzazione di nuovi prodotti medico-farmaceutici. Ce n’è abbastanza per sollevare qualche perplessità. Finora è una non-notizia, se a milioni la replicassero sui social diventerebbe un caso. Così, senza coloranti né conservanti. A volte la nuda verità è la più eversiva e il cigno nero, l’imprevisto che non ti aspetti, è lì, sotto gli occhi. Di sicuro c’è che questo regime è folle, fa la faccia feroce e quindi fa paura come la fanno i matti, ma è tenuto insieme con lo sputo, soggetto a mille ricatti, implicazioni, cambi di scenario: è melmoso, i partiti sono fragili, le figure di comando deboli, e lo sanno. Sanno che basta poco a finire all’aria, come l’isteria sul caso Djokovic sta dimostrando. Chiudo invitandovi, se vorrete, a sostenere questo blog libero con una ragione di più: sono controllato e Google AdSense ha negato la pubblicità ad alcuni contenuti: non mi resta che la collaborazione attiva di chi mi segue, con una ricarica a piacere via PayPal tramite la mia mail maxdelpapa@gmail.com. Grazie a tutti. MDP