IL PAESE ESPLOSO

IL PAESE ESPLOSO
immagine a cura di Giuliano Fedeli

Tra poche ore si raggiungono le colonne d’Ercole della miseria di regime: o supergreenpass rafforzato, o i cinquantenni non possono più lavorare, senza distinzioni di sorta. Per chi sgarra, denunce penali e sanzioni tremende, che poi sono un ulteriore modo, surrettizio, da banchiere ladro, per fare cassa: i soldi non arrivano, i progetti sono al palo e i piani europei restano dove sono, con il che Draghi è condannato. Un milione e mezzo che non possono più niente, che non sanno come mettere qualcosa nel piatto dei figli. Mentre tutte le curve calano e l’epidemia scema. Mettici anche il rincaro delle bollette, che dopo la crisi ucraina schizzeranno ancora di più, e ottieni il dissesto di un Paese. Nessuna programmazione dall’Europa e men che meno dal governo, il cui capo si è concentrato unicamente sulla propria carriera, è rimasto bruciato e adesso promette vendetta un po’ a tutti. Intanto, nei negoziati globali per scongiurare una guerra potenzialmente apocalittica non esiste, è sparito dal radar e nessuno richiede la sua presenza. Del demiurgo che, secondo i telegiornali coreani, ha rimesso l’Italia sul mappamondo, ha fondato un sistema imitato da tutti, rimane polvere. Quanto dura questo tecnico inetto in economia, inconsistente in politica, miserabile in democrazia? I partiti, seguendo le indicazioni del Nonno resiliente, lo terranno ancora un po’ poi, finito di rosolare, se ne libereranno come di una brutta abitudine. Draghi, che si considera richiestissimo, lo sa ma non sa come uscirne. Per non sbagliare, insiste con misure eversive e scriteriate. Ma il Paese non c’è più, ci sono solo macerie. La gente si brucia viva, si uccide, le bande giovanili si scannano, le donne vengono violentate nei centri storici, i centri storici si immiseriscono, negozi e botteghe sbaraccano, borghi e villaggi si spengono, una attività morta ogni 4 ore, trecentomila saltate nel 2020, altrettante nel 2021 e truccare le previsioni di crescita non servirà. C’è una rassegnazione endemica che è peggio del Covid, che non conosce vaccini, antidoti, e che il regime non coglie o non gli interessa ascoltare, il pessimo autocrate ha sdegnosamente rifiutato qualsiasi esempio, bastando a se stesso, pretendendo sia il pianeta a seguire lui. Negli ospedali i vecchi muoino derelitti, entrano per pochi giorni ed escono in una bara e nessuno è autorizzato a tener loro la mano. Sono le misure crudeli di un regime infame, di psicopatici, di sadici. Ci si esalta se una coppia di giovani benestanti vincono una medaglia in una disciplina sconosciuta, ma siamo a livelli da quarto mondo, Roma è uno zoo di bestie uscite dalle gabbie, il sud preda come e più di prima della criminalità organizzata che sulla gestione emergenziale ha fatto affati cospicui, si è potenziata. Il turismo non esiste più, un notissimo gestore di una catena di alberghi di lusso mi ha detto lo scorso luglio: sono in rosso con le banche di 100 milioni eppure continuo ad aprire resort, a creare lavoro, ma questo modo di affrontare la crisi pandemica ci sta uccidendo. Cosa mi dirà quando lo rivedrò? Non c’è, voglio dire, un solo aspetto che induca ad ottimismo, che autorizzi a sperare. A Kiev, nella polveriera, mandano un ex venditore di bottigliette, uno che non sa di che parla, stasera in conferenza stampa ha detto “Osce” ed era l’Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Dicevano che con Draghi l’Italia tornava autorevole, ma la verità è che l’Italia non tocca palla in nessuna delle questioni geostrategicamente importanti. E l’esperimento sociale di cui si è resa colpevole ha atterrito tutti gli osservatori internazionali. Potremmo estrarre energia dalle nostre riserve, siamo a zero, dipendenti dai ricatti di russi, africani, orientali, francesi e bruciamo miliardi e miliardi per inseguire le psicotiche ricette di una adolescente viziata e squilibrata. C’è via d’uscita? Forse, l’Italia vive da sempre in una dimensione critica quando non al limite e sa perfino sorriderne, mentre scrivo mi hanno girato un filmino di una coppia che festeggia san Valentino: lui le ha pagato la bolletta della luce, lei quella del gas e tutte le altre coppie al ristorante li guardano e crepano d’invidia. Ma il castigat ridendo mores alla lunga non serve più, diventa rimozione, diventa viltà. Non ci sarà nessuna ripresa e l’uscita richiederà decenni, ammesso che possa verificarsi. Siamo in fase avanzata di colonizzazione cinese, araba, europea e a nessuno sembra più importare, abbiamo maturato il fatalismo dei vinti. Refrattari e persino plurivaccinati vengono aggrediti, infamati da due anni ma non basta, adesso spuntano i nostalgici della mascherina, “la nostra coperta di Linus”, come dicono i gazzettieri più deprimenti, gazzettieri di regime. Non siamo più gli stessi, la vergogna non ci appartiene più, i pochi ancora ragionanti o col vezzo della verità non trovano spazio, ci sono emeriti figli di puttana che serenamente teorizzano la messa al bando della libertà, la soluzione cinese e coreana. C’è uno zelo, un servilismo demente che mai avevamo conosciuto, e c’è un pandemonio per cui il giusto e l’umano vanno all’indice e il maligno, l’assurdo, lo sconcio, il carognesco, il vile diventano la norma e doverosa, inderogabile norma. Draghi ha le settimane contate, la sua arroganza, la sua incompetenza lo hanno condannato: basterà che gli venga negata la fiducia per un prossimo provvedimento, e sparisce. Ma le macerie resteranno e qui nessuno sembra avere la forza di sgombrarle, di ricostruirci sopra. (grazie a chi sosterrà il Faro con una ricarica via PayPal tramite la mail maxdelpapa@gmail.com: il Faro ha solo chi lo legge) MDP