IL PAESE RINTRONATO

IL PAESE RINTRONATO

Lo scienziato di regime Crisanti, che vuole il ministero alla Sanità per il tramite del PD, sostiene che bisogna protrarre il coprifuoco a tempo indeterminato anche perché le sorti del governo non sono chiare. A riprova della malafede che da un anno ci avvolge. In Germania, la cancelliera Merkel dopo avere ammesso errori nella gestione dell’emergenza spinge per allungare ulteriormente il lockdown e non rileva che una inchiesta del Die Welt abbia svelato le pressioni del governo sul CTS per attestare proiezioni menzognere sull’incidenza del virus: dopo un giorno non se ne è parlato più. Blocco in Germania, blocco in Italia, in Europa. L’intero occidente sembra intontito, non sa che chiudere, non conosce altra strategia e più questa si rivela scellerata più insiste. Rimettono in giallo quasi tutte le regioni? Fa niente, i singoli enti territoriali hanno licenza di deroga e ne abusano, un focolaio scolastico di alunni tutti asintomatici giustifica la marcia indietro, lo sprofondo nella zona rossa per milioni di persone. Hanno escogitato anche le varianti, tutte all’insegna della faziosità politica: inglese, brasiliana, come a dire: gli infami che hanno lasciato l’Unione, gli irresponsabili che hanno votato Bolsonaro. E pazienza se alcune testate, come Atlantico, dimostrano con tanto di inviati in loco che la morìa del Brasile è truccata, una colossale bugia. C’è da tutelare le sorti del governo, c’è da decidere i ministeri e le sorti degli scienziati di regime.

A dicembre vado ad una manifestazione di Cesena contro il lockdown e mi è facile prevedere: se davvero ci illudiamo che dal 7 gennaio, come assicura il governo italiano, si ritorna alla normalità, allora non abbiamo capito niente. È arrivato il 7 gennaio e la normalità non si è vista, anzi hanno potenziato le restrizioni. Dicevano che era per trascorrere in libertà il Carnevale: ci siamo e le regioni sgomitano per blindarsi peggio di prima. Passeremo Pasqua, la seconda, e forse ce la caveremo per l’estate. Senza esagerare e con la prospettiva di ricominciare da capo in settembre.

C’è ancora qualcuno disposto a fidarsi di questi politici, di questi scienziati? Errare è umano ma qui siamo oltre la perseveranza, siamo alla criminalità organizzata. Da un anno praticano il terrorismo sanitario sulle mascherine, la damnatio per chi non le sopporta o le considera inutili e se mai dannose. Col vigoroso contributo dei parassiti dell’informazione e dello spettacolo che non mancano mai sotto nessuna dittatura, ma che in questo caso sembrano formare una epidemia a se stante. Poi un programma televisivo rivela che queste mascherine filtrano meno di niente, racconta le testimonianze dei tecnici in camera caritatis e ritirano tutte le mascherine. Prima o poi si scoprirà che erano cancerogene, ma non c’è modo di fermarsi a riflettere: tutto deve continuare lungo il sentiero dannato degli errori e fatali errori. Siamo all’improntitudine: col Paese paralizzato da un anno, centinaia di migliaia di attività saltate, altrettante sul punto di arrendersi, interi comparti distrutti, vengono a dirci che gli analisti stimano un incremento del PIL da 3 a 6 punti: sono folli o semplicemente farabutti?

Ma adesso c’è il tecnico che cammina sulle acque, che moltiplica i denari come nel Campo dei Miracoli. Uno che, come tutti i tecnici, funziona a slide, a prospettini colorati. C’è un gioco allo sfascio, al “muoia Sansone” che è palesemente praticato, ma la gente non ha più la forza o l’interesse a scuotersi, a ribellarsi almeno mentalmente, a mettere insieme tutte le cose che non tornano e a collegarle. Anche sul vaccino che doveva sviluppare l’immunità condivisa, svarioni e miserie, con l’ineffabile Unione Europea che si scusa ma non fa ammenda, non paga. Adesso dicono che il vaccino non esime dall’isolarsi e dall’indossare il pezzo di stoffa che non filtra niente, e ci sono dei virologi televisivi che dicono: beh? Cos’è? Se non funziona se ne fanno due, tre, dieci e se qualcuno ci rimane è un prezzo da pagare. Dicono anche che, per stare sicuri, conviene mettere quattro o cinque mascherine una sull’altra e qui siamo alla demenza obbligatoria. Gli italiani, popolo di scettici, di miscredenti, di insofferenti a leggi e poteri, si riscoprono fideisti in un pugno di ceffi senz’arte né parte, senza conoscenze; dicono questi italiani rintronati e scaramantici: sì, d’accordo, stiamo andando a rotoli, stiamo finendo come la Grecia ma chissà, io non voglio morire. E intanto si ammalano e muoiono di tutte le malattie possibili, non curate, malcurate, indotte da un indebolimento organico dell’organismo, del sistema immunitario. Dicono anche, gli italiani irriducibili: mah, speriamo. Ma in cosa, non saprebbero più precisarlo.

Questi italiani in mutazione genetica si ritrovano divisi, sospettosi. Pregiudicano amicizie di una vita, si scannano via social tra perfetti sconosciuti, prestano fede solo alle balle e alle paure ataviche come quella di morire, che pare insorga intorno agli otto anni per non andarsene più. Molti si presentano dagli anziani genitori bardati come quelli di Chernobyl, di Fukushima e rifiutano un contatto umano, una carezza anche schermata. In cosa credono ormai gli italiani? In Draghi: tutti d’accordo, da destra a sinistra. Ma se è bastato sostituire tecnico a tecnico, come mai si erano scannati per due anni, su tutto, con punte d’odio anche inverecondo, anche miserabile? E come fanno se mai a convivere tra nostalgici del comunismo e liberisti, settari alienati e sedicenti democratici allevati alla scuola del cinismo? Dicono, tutti: ci vogliamo stare per tenere d’occhio quegli altri. Che non è un gran modo di incominciare, posto che l’intento asserito sarebbe di “salvare il Paese”. In realtà, vogliono starci tutti per il più antico ed elementare dei motivi: durare, possibilmente rubando. Ai grillini il tecnico geniale ha promesso un fantasmatico ministero della transizione, quanto a dire: vi lascio rubare a man salva e voi in cambio non create problemi. Così per tutti gli altri, un po’ a ciascuno. Che tecnico! Ieri uno come questo Draghi era il male puro, oggi è in odore di santità e tutti dicono: è come noi, è uno dei nostri. Da cui, mettila come vuoi, può uscire solo un colossale inganno: o mentono i partiti o mente il tecnico. La verità è quella che non si dice ma che tutti sanno: Draghi, il gesuita, ha avuto il placet del Vaticano dove oggi i gesuiti comandano e Mattarella, per conto dell’Unione e per mezzo del PD che ne è il suo esecutore italiano, ha potuto impancarlo. Durerà quello che durerà, farà poco e niente, poi il sistema lo fagociterà, lo digerirà e lo espellerà. Nel frattempo, avranno avuto cura di scoprire qualche altro ceppo o variante, perché no qualche pandemia nuova di zecca.

Per finire in bellezza, la spedizione di investigatori scientifici a Wuhan per conto della OMS ha concluso dopo un mese di bagordi: nessuna responsabilità della Cina, dei laboratori di Wuhan, dei mercati di carne guasta, dei pipistrelli o dei pangolini: è colpa dei surgelati, naturalmente di provenienza occidentale. Una ricostruzione che grida vendetta, che neppure tenta di mascherare la disonestà scientifica e morale. Ma che aspettarsi da un gruppo di loschi manutengoli che sui social twittano: anche oggi tutto bene, non ci fanno ancora entrare nei laboratori ma ci fanno mangiare benissimo, ci portano in gita e ci organizzano anche i festini con le puttane. È dura ammetterlo, ma la grande cospirazione c’è e ha vinto, ha stravinto al punto che può manifestarsi in tutto il suo malaffare e lo stesso risplende; nessuno, quasi nessuno osa denunciarla e quei pochi spariscono in fretta. Il re è nudo, osceno ma resta, come il Covid, come l’emergenza cronica. Un morbo che ha preso il posto dell’influenza, oggi azzerata nel conto delle vittime, ma le proporzioni sono le stesse di tutti gli inverni. Dicono quelli che si sono presi il virus: non capisco, non esco mai di casa, non vedo nessuno, vivo schermato, non mi tolgo la mascherina neppure sotto la doccia. E a nessuno vien voglia di dire che, stando così le cose, tutte queste protezioni ossessive sono perfettamente inutili. A questo punto, come finirà e soprattutto quando non lo sa nessuno. Non presto, comunque, e non prima di altre caterve di morti inutili.

MDP