QUANDO MUORE UN CALCIATORE

QUANDO MUORE UN CALCIATORE

Saranno disgrazie, saranno cose che possono capitare ma io quando muore un calciatore mi ricordo sempre di quello che mi diceva il mio amico Carlo Petrini: “Sarà un’ecatombe peggio che per la mia generazione. Perché a noi ci annientavano, ma a questi danno roba che in confronto è la bomba atomica”. Quelli dell’età di Carlo sono morti quasi tutti o hanno da tempo il cuore di un passero, come Antognoni, come De Sisti. Proprio alla Fiorentina c’è stato il maggior numero di decessi. Oggi il primato sembra passare alla Juventus di cui Zeman diceva: non possono mettere su dieci chili di muscoli in due mesi. I tumori, le morti nello sport hanno sempre bisogno di un certo tempo. Postume ma premature. Ma ieri come oggi, la parola maledetta resta impronunciabile. Saranno fatalità, sarà l’aumento esponenziale del cancro che si espande per ragioni non precisate, ma guai a metterlo in relazione alle droghe nello sport o ai vaccini, salta sempre fuori il provocatore da Twitter. Penso ancora a Carlo che a forza di doping se n’era andato cieco e con un buco nella testa che potevi vederci il cervello. E raccontava con 20 anni di anticipo e i suoi libri non li recensiva nessuno. Lo portai in Abbadia di Fiastra, nell’alto Senese, c’erano i ragazzi che dopo averlo sentito andavano in bagno a vomitare. Zeman era tra i pochi col coraggio dell’eresia e riusciva a rompere i coglioni anche ad Agnelli, il vecchio, che gli rinfacciava: tuo zio, Vykpàlek, lo abbiamo salvato noi, lo abbiamo portato qui, e tu ci ripaghi così. Perché Zeman tormentava i Bettega, i Moggi, i Giraudo. Oggi siamo qui a celebrare Vialli, che ha avuto il buon gusto di andarsene appena un attimo dopo la fine della liturgia per Ratzinger o così almeno hanno detto, ormai l’informazione si sta spostando dal gossip pornografico alla necrofilia, ore, settimane di ossessione per il trapasso illustre, finché ne arriva uno nuovo. Vialli spira a 58 anni, malato da sei. Ma bisogna far finta che il sospetto non ci sia. Un calciatore potente, un atleta, si ammala e muore come per un sortilegio e bisogna accettarlo. Ha detto il cantante sanremese Fedez: lo capisco, ha avuto la mia stessa malattia. Dichiarazioni di cui non si sente il bisogno, ma che servono a legittimare il fatalismo che non risparmia nessuno, oggi a me domani a te. Il doping? Tutte fandonie, tutte maldicenze come diceva Moggi, tornato a galla con lo scandalo dei conti truccati alla Juve con la tipica morale: sì, io rubavo, ma guardali oggi. Una cosa anche comica, oltre che malavitosa, perchè i primi a dimettersi sono quelli che dovevano controllare. “Ma non mi hanno messo in condizione”, spiegano. Petrini mandava giù certe pastiglie che a fine partita gli facevano sputare una sostanza verde, come nei film di esorcisti, e per due, tre notti non poteva dormire, non poteva tenere ferme le gambe. Era roba per correre, per non sentire la fatica, non per mettere su dieci chili di muscoli in due mesi. Ma chi dubita, chi non si accontenta delle ricostruzioni fatate, del destino appassionante in quanto tragico, è “una brutta persona” e non deve permettersi. Sarà. A me dispiace per Gianluca Vialli, che aveva scoperto la felicità nella rassegnazione, la malattia come il conto alla rovescia che ti fa pesare a apprezzare ogni momento. Ma siccome la sua morte viene dopo altre cento e cento, tutte assurde, tutte difficili da accettare, non mi accontento. Penso a Carlo col suo buco nella testa, e penso anche che queste pozioni maledette, che ancora ci invitano ad assumere per la sesta, la decima volta, sono un doping che scatenerà, presto o tardi, ma più presto, le stesse cose. Del resto ha già cominciato, sia col cancro che con le folgorazioni sul campo, in sella, in vasca. Anche se su Twitter c’è sempre il provocatore che dice: dimostramelo, l’evidenza non basta, la casistica non vale niente. Invece le sue certezze, quelle sì che funzionano. Sì, mi dispiace per Vialli ma mi dispiace di più per tutti noi, indotti ad avvelenarci e neppure per mettere su un fisico bestiale ma solo perché una cosca criminale al potere aveva deciso così; oggi, sono tutti candidati o in rampa di lancio per gli stessi che volevano ridurci, e l’hanno fatto, a un colossale esperimento sociale. MDP (per sostenere il Faro basta una ricarica con PayPal via mail maxdelpapa@gmail.com)