POMPA E CIRCOSTANZA (NON BASTANO PIU’)

POMPA E CIRCOSTANZA (NON BASTANO PIU’)

Pompa e circostanza, come la celeberrima marcia di Elgar. L’infermiera social Martina, l’eroina del Covid, sono due anni che ci prova e ha risfoderato la celebre foto coi segni della mascherina, quasi un marchio a fuoco, per dire che 100 euro di multa agl’infami novax sono poche, è una vergogna, tutto il mondo addosso a lei, che salva la gente. Dal complesso di Atlante al complesso dell’infermiera. Da lì, la pompa della notorietà, il personaggio virale, Sanremo, le banalità recitate da voci attoriali, siamo così affamati di martiri di cartone. La circostanza è il regime di Draghi che rende la vita impossibile a milioni, prima di non vaccinati, poi di vaccinati due volte, presto tre, ad libitum. Tra un sacrificio e l’altro Martina non disdegna di ritrarsi su Instagram mentre scia, a Dubai, in altre località vippesche, tutta una svaccanza, una riccanza: strano, non abbia raccontato d’esser stata paccata da qualche luminare. Sì, siamo affamati di falsi simboli, ma i falsi simboli appassiscono subito, divorati da loro stessi e dagli stessi social cui s’affidano: l’incoerenza dell’infermiera stremata che si dà alla bella vita non poteva passare inosservata e così la sua attività in seno alla misteriosa fondazione Gimbe, quella del gastroenterologo Cartabellotta che dà i numeri che piacciono al regime e si diverte con le filastrocche che infamano i non vaccinati e chi si ammala. “Pagata per piangere”, hanno subito fulminato Marty su Twitter, la cui missione non pare proprio quella di salvare gli infermi se distingue in ragione dei loro comportamenti; che fa, si riserva il diritto di curare solo chi piace a lei, per le patologie che solo lei giudica degne? Chi si ammala perché fuma, beve o mangia male deve morire? Chi si prende un cancro dovrà giustificare a Martina l’influencer le sue abitudini? E l’Aids? Tra l’altro, la Gimbe tra i suoi numerosi e proficui sponsor ha anche quella Pfitzer che sui vaccini ha costruito un impero. La vanitosa Martina ha una vaga idea di cosa sia una democrazia? Non sospetta che ormai siamo un Paese non più libero? Non le importa di fomentare altro odio su alcuni milioni di concittadini? O è funzionale al disegno concentrazionario, sentendosi più uguale degli altri? Chi è questa petulante per stabilire cosa è giusto fare, per tratteggiare i lineamenti dello stato autoritario, punitivo? Non è nessuno, è una che non vuol mollare quello straccio di fama effimera: volendo, si potrebbe sospettare sia stanca di cateteri e padelle e punti, ritenendosi molto avvenente – le foto non mentono quanto a intenzioni – a una carriera nei reality, per dire nel frivolo mondo dello spettacolo. Nel frattempo, trasforma in spettacolo se stessa e la sua delicatissima professione. Pompa magna. Solo che questa volta pare le sia andata male per eccesso di confidenza e di arroganza. Come alla Greta Paccaglia, durata una settimana, come alla Nunzianandra Schillirò, la vicequestora maliarda contro il greenpass che poi si è fatta il greenpass ed è sparita: anche lei si ritrae su Instagram con filmatini vezzosi, la lunga chioma scossa di tanto in tanto, il rossetto fiammante, le pose fatali. Contenuti pochi, ovvero lei stessa. Pompa e circostanza, ma il pubblico sembra un po’ stufo, un po’ saturo di queste presuntuose che si considerano irresistiibili e pretendono di dare la linea: quanto a questo, si sono già le giornaliste plastificate, le politiche gommose, la concorrenza si è fatta fin troppo affollata. Tanto più che pure i maschietti ormai tradiscono il medesimo approccio etico-estetico. Ritenta, Martina, ma inventati qualcosa di più ficcante. Pompa e circostanza non bastano più (grazie a chi sosterrà il Faro con una ricarica su Paypal tramite la mia mail maxdelpapa@gmail.com). MDP