su morisi bocce ferme, per favore

su morisi bocce ferme, per favore

A noi le cose piacciono chiare, pulite. Luca Morisi, il mantovano con la faccia da birillo, di mestiere faceva l’uomo dei tweet per Salvini e che gli faceva dire? Messaggi di fuoco contro la droga, i drogati, i promiscui, i clandestini. Lo hanno trovato che passava droga dello stupro a ragazzini romeni che poi si portava a casa dove faceva i festini con la cocaina. Bocce ferme, per favore! Vediamo le cose per quelle che sono: poi si potrà ragionare di agguati, di magistratura a tempo, di trappola a ridosso di elezioni comunque perdute per la Lega, per il centrodestra e perdute per volontà, per non disturbare il manovratore, perché a nessuno conviene alterare assetti di potere che riguardano tutti. Morisi sarà anche un’anima fragile, con problemi personali come adesso si dipinge, ma era anche il responsabile della comunicazione di un partito e le anime fragili non caricano i rom per drogarli e fotterseli. Le cose stanno come stanno e non c’è bisogno di girarci attorno: qui non si tratta di moralismo, di bigottismo, non ci interessano i vizi e i peccati ma la coerenza che in politica è merce avariata ma in proiezione ha sempre il suo peso. Almeno per noi, vecchi patetici del tempo che fu. Non ce la si può cavare coi complottismi, col vittimismo e neanche come fa Salvini con l’amico che ha sbagliato, che sa tanto di compagni che sbagliavano ai tempi del terrorismo. E neanche regge l’obiezione per cui la politica è tutta così, chi è che non si droga, che non indulge in orge? Sì, lo sappiamo, ma questa se mai è una conferma, non un’attenuante. Abbiamo già detto che Morisi non rischia niente, ne uscirà con l’aura del martire che “non faceva del male a nessuno”, ma la verità è che ne ha fatto al suo partito e lo capiscono tutti. Va di moda difendere gli indifendibili e certe attitudini ormai sono conclamate, sono perfino obbligatorie, ma obiettivamente non puoi twittare che l’unica droga che ti piace è Salvini, il tuo boss, e poi trafficare in droghe assortite, da cedere ai pischelli marchettari. Con la Maserati sotto casa, che per il partito della gente, erede del populismo pauperista di sinistra, è semplicemente devastante. Vogliamo dire che questa politica è degradata, è una fogna indistinguibile dalle suburre dello spettacolo? Diciamolo, ma a patto di non consolarci così; diciamolo, ma aggiungiamo che una politica fuori controllo e del tutto irresponsabile ha perso la sua ragion d’essere e le sue decisioni finiscono per distruggere la società che dovrebbero tutelare, il che è sempre più evidente ogni giorno che passa. Il gioco dei distinguo, dello scaricabarile, del chi è senza peccato non ci riguarda, perché, da umili giornalisti di opinione, non abbiamo mai bazzicato certi mondi, certi contesti. E oggi possiamo sentirci liberi di dire, senza alcuna indignazione ma col pessimismo radicale di chi non trova vie d’uscita, che il caso Morisi, in sé minore, è la spia di una miseria politica prima che umana, di una politica che non si sogna neppure di mettersi in discussione ma che di fronte allo squallore che la travolge non trova di meglio che consolarsi: così facciamo tutti. E ritrova miracolosamente un’armonia collettiva appena sgorga qualche faccenda imbarazzante. Non è comprensione umana e non è discrezione: è omertà, fondata sui reciproci ricatti, sulla convenienza del silenzio, sul cane non mangia cane.

MDP

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